La tragica vicenda di Gioacchino Murat, maresciallo di Francia e re di Napoli, rappresenta in modo esemplare la bizzarra altalena di fortune e di miserie che spesso il destino, come in un romanzo di Balzac, riserva agli uomini potenti: belli, ricchi, e sfrenatamente ambiziosi, essi precipitano rovinosamente, dopo una folgorante ascesa. Ed è esattamente questa suggestiva ed emblematica parabola discendente che lunedì 12 ottobre, presso l’Institut Francais di Napoli, verrà ripercorsa nelle sue principali tappe, in occasione del bicentenario della fucilazione di Murat.
Durante l’incontro verrà presentato il libro “Mirate al cuore” di Assunta Mango.
Un volume interessante, impreziosito dalle opere originali dell’artista francese Christophe Mourey e dai collages del graphic designer Mario Biscetti, alla cui stampa ha contribuito Carmine Cervone.
L’opera deve il suo titolo alla celebre frase pronunciata dal cognato di Napoleone davanti al plotone d’esecuzione anglo-borbonico in Calabria, il 13 ottobre 1815.
Generale impetuoso e controverso, Gioacchino Murat riuscì per prima cosa a conquistare la sorella minore di Napoleone, Carolina. Formarono una coppia bene assortita (nonostante le reciproche intemperanze e tradimenti…) che non si sciolse nemmeno nella disgrazia finale. Il libro analizza la vita del grande condottiero, soffermandosi, soprattutto, su come e perchè Murat sia, ancora oggi, celebrato come il tipico esempio del self-made man, perfetta incarnazione del mito della possibile mobilità sociale, per il suo passaggio da figlio di un locandiere a sovrano di un regno grazie ad una straordinaria intelligenza ed una forte determinazione. Con alle spalle delle origini umili ed una vita fatta di sacrifici, una volta ottenuta la corona sul capo, egli divenne facilmente uno dei re più amati dal popolo napoletano. Durante il suo regno, vennero promossi nuovi progetti urbanistici, attivata un’innovativa gestione della cosa pubblica e furono introdotte delle riforme sociali tramite il Codice Napoleonico che legalizzarono, per la prima volta nella nostra penisola il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione, nonostante il malcontento della Chiesa. L’evento, condotto dall’antropologo Marco Fiore, focalizzerà l’attenzione sull’epilogo della vita di Murat, visto dalla prospettiva individuale e collettiva che coinvolse il Regno di Napoli e l’Europa.
Eleonora Belfiore