di Fabio de Paulis
Ci si domanda se sia giusto che in Italia trovino ancora albergo alcune teorie completamente destituite di ogni fondamento, confutate, sconfessate e derise in tutto il mondo, elaborate tra l’altro con studi macabri, orrendi e con fini meramente propagandistici. Stiamo parlando delle teorie criminologiche dell’inattendibile Cesare Lombroso, sperimentate in maniera disumana per associare i concetti meridionali-briganti-criminali che prima di allora non erano mai stati diffusi in quest’ordine. In ogni comunità scientifica di qualsiasi parte del mondo, qualunque teoria bislacca viene perentoriamente accantonata. In Italia no, questo non succede. Succede invece che, nonostante accorate manifestazioni contro, a Torino rimanga ancora aperto il museo (lettera m volutamente minuscola) di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, dove albergano per l’appunto queste strane idee. Dello sciatto pseudo studioso niente scriviamo perché nulla aggiungerebbe alla comunità scientifico antropologica, anzi finirebbe per sottrarne ulteriore dignità e credibilità, ma dei suoi studi annotiamo che durante le battaglie per la conquista del Regno delle Due Sicilie, venivano inviati al “Mengele” italiano, da medici militari e delle carceri, i corpi o i crani dei Briganti, per poterli studiare. Per lo più erano i resti di uomini e donne uccisi in battaglia, condannati dal boia o soldati deceduti in galera. Venivano studiati, sezionati, misurati, alla ricerca di quell’elemento comune che caratterizzasse il “delinquente per natura” nell’assurdo tentativo di dimostrare che vi fosse un nesso tra la conformazione di un individuo e la sua propensione a delinquere.
I poveri martiri in realtà erano gli insorti meridionali fedeli ai Borbone e alla Chiesa cattolica che combatterono, purtroppo morendo, contro l’ambizione piemontese di conquistare il Sud. Una volta conquistato, le stesse teorie venivano poi utilizzate per dimostrare che i meridionali fossero “biologicamente esseri inferiori”. Nella fase post-unitaria tornava utile creare e diffondere l’idea di un meridione abitato da delinquenti per natura, per poter semplicisticamente liquidare o giustificare la mancata soluzione di problemi come: la questione meridionale; il malumore tra i contadini calabresi, lucani, campani e siciliani; le spoliazioni e gli eccidi commessi. Tutto ciò serviva per negare al Sud le giuste risorse per la ricrescita storica, economica e sociale o per evitare di distribuire terre ai contadini poiché ci viveva una razza inferiore da affrontare invece con i tribunali militari e con la legge Pica. Bastava essere parente di un brigante oppure farsi trovare armati in compagnia di almeno tre individui, per farsi trasferire nelle carceri lager del nord come quella tristemente nota di “Fenestrelle”. Il Lombroso, incautamente, individuò in una anomalia del cranio, la cosiddetta “fossetta occipitale mediana”, la causa della delinquenza dei meridionali. Oggi individuiamo nella sopravvivenza di questo inutile museo, uno sdegno lungo 155 anni.