di Marco Martone
A Udine va in scena il Napoli più brutto della stagione, stanco, stressato, nervoso e a tratti anche arrogante e lezioso, soprattutto in alcuni dei suoi rinomati interpreti. Nella stessa giornata, guarda caso, in cui l’Udinese si dimentica le imbarcate prese con Inter e Juventus, quando andò in campo solo per stendere il tappeto agli avversari e tira fuori dal cilindro la migliore partita della stagione, quasi fosse una finale di Champions League. Sarà stato l’orario indigesto a Sarri, sarà stata la sosta per le Nazionali o la vittoria con il solito 1a0 della Juve il giorno prima, con l’Empoli, fatto sta che gli azzurri a Udine non sono mai scesi in campo, sbagliando tutto quello che c’era da sbagliare e mandando a carte quarantotto le residue possibilità di cullare il sogno scudetto, impresa ora francamente ardua, se non impossibile. Male il Napoli in tutte le sue espressioni, tecniche, caratteriali e fisiche. L’Udinese ha dominato a centrocampo, dove Jorginho e Hamsik erano in giornata decisamente negativa. Bene il solo Allan, che ha navigato in un deserto di approssimazione e mancanza di lucidità. La difesa ha fatto venire i brividi freddi ai tifosi. Gabriel ha parato un rigore e mezzo ma ha regalato il gol del vantaggio udinese allo scadere del primo tempo. Ghoulam e Hysaj mai incisivi, Koulibaly in balìa di Zapata, Albiol in confusione, soprattutto in occasione del secondo gol di Fernandez. Insomma un vero e proprio martirio. In avanti poi Insigne ha giocato, come spesso gli capita, da solo, smarrendo la buona vena mostrata su questo stesso campo, con la maglia della Nazionale. Callejon si è mosso bene ma senza profitto e in quanto a Higuain, mai come questa volta è stato delizia, per il solito gran gol e croce per una reazione isterica e poco comprensibile, che potrebbe costare caro a lui e al Napoli.
Adesso c’è da serrare i ranghi perchè, se il sogno tricolore è di fatto svanito, resta da difendere la seconda piazza, dall’assalto di una Roma che ha sbranato la piccola Lazio di Pioli. Guai a distrarsi e guai a gettare alle ortiche il lavoro di un anno straordinario. Serve calma, sangue freddo e la rabbia necessaria per rimettersi in carreggiata, magari con un pizzico di duttilità in più da parte del tecnico che, ancora una volta, ha tenuto in naftalina Gabbiadini, anche a risultato ormai compromesso e che , in questo finale, ha il dovere di puntare anche su qualche uomo della panchina. La strada per la Champions diretta è lastricata di pericoli e le risorse da mettere sul campo dovranno essere utilizzate in maniera scientifica ed equilibrata.