Marco Martone
Da un lato ci sono le parole di Alessandro Formisano, Head of Operation della SSC Napoli, che elogia (giustamente) i tifosi del Napoli per aver “preservato”, in questa prima parte di campionato, lo stadio San Paolo, fresco dei suoi 60 anni di vita, da atteggiamenti vandalici e incivili. I seggiolini montati per le Universiadi sono tutti lì, intatti, senza che nessuno si sia permesso di danneggiarne alcuno. Bene così! Anche se la cosa dovrebbe essere del tutto normale e già il fatto di sottolinearne l’evento, suona un po’ strano. Ma tant’è! Bisogna sapersi accontentare. I tifosi del Napoli sono cresciuti, maturati, hanno capito (forse) che lo stadio è casa loro e vandalizzarlo sarebbe come penalizzare se stessi, un’azione alla Tafazzi insomma.
Poi però c’è la battaglia dei gruppi organizzati, che lasciano le gradinate e scendono in strada. Dalle curve alla piazza, per rivendicare richieste sinceramente originali. Ci sono delle regole da rispettare, come quella di occupare il posto indicato sul proprio tagliando. Una di quelle regole che hanno consentito di raggiungere l’obiettivo cui si faceva riferimento prima, la tutela dello stadio stesso. Regole adottate per la sicurezza di tutti. Contestarle non è corretto, soprattutto è inutile. Meno che mai invitare gli altri spettatori a “disertare” lo stadio e farlo in maniera eclatante, esponendo striscioni giganteschi nelle piazze principali della città. “Ti multano perché non segui le regole? Diserta lo stadio!”, questo in sintesi il messaggio degli Ultrà. Un po’ come dire ad un automobilista “ti fanno la multa se passi col rosso? Diserta le strade!”, oppure ad uno studente “ti mettono un brutto voto se non hai studiato? Diserta la scuola!”.
Non è questa la “libertà di tifare” che alcuni tifosi chiedono. Piuttosto lo è quella di tutti i frequentatori del San Paolo, che hanno il diritto di accomodarsi nel posto da loro legittimamente acquistato. Due facce della stessa medaglia, insomma, quella del tifo corretto e quella di chi del tifo vuole fare un territorio affrancato da regole e comportamenti virtuosi. E così i seggiolini restano intatti (e meno male) e la squadra resta senza il sostegno dei suoi tifosi più caldi.