Marco Martone*
Se si chiede a un tifoso del Napoli, che abbia superato i 45 anni, quale sia stata la squadra più spettacolare, emozionante e capace di trascinare la folla, la risposta non sarebbe “il Napoli di Maradona” e neanche “quello di Sarri”. Il tifoso risponderà quasi certamente, “il Napoli di Vinicio”.
Quella di O’ Lione, sul finire degli anni ‘70, fu una formazione unica nel suo genere, che vinse solo una Coppa Italia (quando il tecnico aveva già lasciato), ma che si affermò a livello nazionale e internazionale, facendosi apprezzare per quel suo modo di giocare in maniera diversa, propositiva, totale, “all’olandese”, si diceva. Quel Napoli è diventato un mito fatto squadra. Carmignani, Bruscolotti, Clerici, Braglia, Massa e Juliano. Nomi rimasti nella mente e nel cuore di tutti. L’artefice di quel miracolo, senza grandi trionfi ma che segnò un’epoca, fu Luis Vinicio. L’ex centravanti che diventò allenatore e che portò gli azzurri a un passo dallo scudetto.
Oggi Vincio è un anziano signore, che da qualche giorno ha compiuto 88 anni, che si diverte a discutere di calcio con gli amici, raramente in qualche studio televisivo.
Lo abbiamo incontrato per parlare con lui del Napoli di oggi.
Partiamo dal presidente, lei che pensa di Aurelio de Laurentiis?
“De Laurentiis non mi piace. E’ un uomo che non ha passione, vede calcio come un business e basta. Non è napoletano, viene qui ma senza la passione necessaria. Altri presidenti tifano per le proprie squadre e amano il calcio. De Laurentiis è disinteressato, una presenza che definirei astratta, che non fa bene alla squadra”.
Eppure i risultati sono dalla sua parte, anche se questa stagione le cose non stanno andando benissimo.
“La stagione del Napoli è stata condizionata dall’alternanza dei due allenatori. Ancelotti è stato forse troppo accomodante. E’ arrivato qui con il carico della sua grande esperienza internazionale, ha dato una eccessiva tranquillità al gruppo che alla fine ha fatto più male che bene. Alla squadra è mancata la rabbia necessaria per vincere le partite”.
Poi è arrivato Ringhio…
“Con Gattuso le cose sono cambiate. C’è la determinazione giusta. Adesso vediamo una squadra che lotta e che fa vedere il suo reale valore. Speriamo che si possa anche migliorare nei prossimi mesi”.
Quindi va confermato per il prossimo anno?
“Certo! Gattuso ha dato esempio di serietà e professionalità. Con i calciatori ha creato il giusto rapporto”.
Lei è stato un grande centravanti. Anche Mertens lo sta dimostrando. E’ stato giusto rinnovargli il contratto?
“Se lo è meritato. È un calciatore completo, giocava sulla fascia poi è diventato punta ed ha aiutato il Napoli in una stagione in la squadra non aveva attaccanti dopo l’infortunio di Milik. Adesso sta anche per battere il record di Hamsik (già raggiunto a 121 gol). Per fare il salto di qualità, però, assieme al belga ci sarà bisogno di un grande centravanti”.
E col Barca come la mettiamo?
“Secondo la logica il Napoli non ha speranze ma il calcio è strano. Si gioca in 11 contro 11 e in 90 minuti può accadere di tutto. Il Napoli è cresciuto in difesa e si può tentare un’impresa che sarebbe eccezionale”.
Cosa pensa del divieto ai tifosi a causa del Coronavirus?
“Fa tristezza ma io sono solo un allenatore, anzi un ex allenatore (ride) e non entro in situazioni che non mi riguardano. Sta accadendo qualcosa di grave nel mondo e sono precauzioni da prendere. Dobbiamo accettarle”.
*Pubblicato su Napoli Settimanale