Il regista e il docente lanciano un appello alle Istituzioni: “non lasciate sole le associazioni, le realtà culturali no profit che rischiano di scomparire se non aiutate in questa fase”.
Proseguono con sempre maggiore interesse e partecipazione degli studenti gli incontri a distanza, attraverso la piattaforma digitale del Laboratorio di Produzioni audiovisive teatrali e cinematografiche promosso dall’Università Orientale di Napoli, nell’ambito del corso di laurea in Scienze Politiche e affidato a Francesco Giordano, in qualità di docente, filmmaker, producer, regista e direttore dell’associazione culturale Ved. Un metodo di insegnare ai giovani totalmente rivoluzionario per approccio e modalità, volto ad abbattere ogni barriera gerarchica e che si sta realizzando nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza Coronavirus. La dinamica dell’incontro-lezione che di fatto avvicina gli studenti a personalità artistiche e professionisti dello spettacolo ha negli anni passati generato un vero motore di interesse e sperimentazione e sta confermando anche quest’anno la sua portata e il suo valore, con gli studenti che sono guidati versa un’esperienza immersiva totale.
Dopo il regista teatrale Franco Maione ha partecipato come ospite alla lezione interattiva il giovane regista, videomaker e sceneggiatore napoletano Stefano Romano che, sebbene giovanissimo, vanta già una produzione creariva all’attivo di grande rispetto: dai videoclip musicali di vari cantautori del momento ai grandi set come quello di Ultras di Francesco Lettieri come aiuto regista, fino alla produzione del documentario “Altromare“, del quale i ragazzi hanno assistito all’anteprima. L’incontro con Stefano è stato però preceduto da un’interessante quanto stimolante lezione pratica sullo studio della luce e la sua funzione nella fotografia e nelle riprese in studi televisivi, cinematografici e in esterni. La conoscenza della luce è alla base della fotografia, che significa proprio “scrittura attraverso la luce” su una pellicola su cui viene impressa dunque un’immagine latente. “La luce, come il suono, sottolinea uno stato d’animo, rende in immagini le emozioni” spiega Giordano. L’aspetto emotivo è l’essenza stessa della fotografia, che assume così una funzione narrativa. Come suggerisce Daniel Pennac a proposito del mezzo fotografico: “ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare“. Ed è la fotografia che spicca particolarmente nel documentario “Altromare” del regista ospite Stefano Romano. L’opera è stata proiettata in anteprima per gli studenti del laboratorio, subito rapiti dalle immagini forti e così comunicative, che fanno del documentario un prodotto di forte valore anche sotto l’aspetto tecnico. Dalle immagini dei pescatori al lavoro sulle imbarcazioni, al mare in tempesta, alle splendide riprese subacquee dei fondali marini, la fotografia scrive essa stessa la narrazione, arricchendola di forti contenuti emotivi. “AltroMare” è un documentArio sulla pesca professionale per la tutela e la salvaguardia della biodiversità, che rischia di scomparire a causa dei cambiamenti climatici e delle azioni scellerate dell’uomo se non saranno prese decisioni a livello sistemico. Altromare, progetto finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, racconta vite reali, seguendo le giornate dei pescatori in mare, realtà molto diverse tra loro, dalla pesca gestita dalle cooperarive a quella piccola locale, in comune c’è il progetto ambizioso di raccolta e stoccaggio della plastica per pulire i mari.
“Il mare è vita, ti dà tutto. Se lo rispetti ti rispetta” spiega emozionato Stefano, che lascia trasparire tutta la sua passione per il mare oltre che per il cinema. Un progetto creativo di estremo valore, che oltre a “raccontare una storia” contiene una proposta: salvaguardare il nostro patrimonio ambientale e la biodiversita’ marina attraverso gli stessi pescatori, che possono diventare così i gestori e ad un tempo i guardiani del mare. Un anno il tempo di lavoro di Stefano e della sua troupe, tante le difficoltà incontrate per girare, un lavoro che, come lui stesso spiega: “non possiede una vera sceneggiatura, sono stati effettuati i sopralluoghi nei luoghi scelti e poi sono stati selezionati gli argomenti da trattare: la plastica in mare e il rapporto dei pescatori con il mare e con un ambiente marino che rischia l’estinzione se non si interviene subito”. Molto interessante nel lavoro di Stefano il confronto dialogico tra i pescatori che lui intervista e il rapporto con i più giovani, con i propri figli, le future generazioni che erediteranno il frutto delle scelte altrui. Con delicatezza e naturalezza Stefano Giordano fa emergere il punto di vista dei pescatori. Un’umanità forte, accorata, con un’enorme vitalità e insieme malinconia e desiderosa di riscatto, che evoca alcuni aspetti del cinema neorealistico. “La natura dà e la natura leva” ne è convinto il regista che scrive così un testamento con questo lavoro, che rivela un’eredità culturale da proteggere. Pungolato dalla docente e sceneggiatrice Giuliana Del Pozzo Stefano, laureato in lettere, ha affrontato l’aspetto più legato alla scrittura e al suo peso nella fisionomia di un film. Stefano considera fondamentale la scrittura e coltivarla: ” la letteratura mi ha posto le basi della scrittura e mi ha fornito quel background fondamentale fatto anche di immagini a cui attingere per scegliere da che punto di vista raccontate una storia, che non è mai solo “il reale” ma esprime sempre un po’ di finzione e un punto di vista personale”.
“Altromare” è stato girato in posti incantevoli tra la Campania, la Puglia e la Calabria affascinando molto i giovani studenti che hanno voluto conoscere tempi di lavoro, difficoltà incontrate nel girare e come era composta la troupe. Come ha ribadito Stefano “il lavoro di squadra è fondamentale, si crea empatia e fiducia reciproca”. Immagini di vita reale che scorrono nel documentario, con il ritmo scandito dalla voce del mare, da quella dei pescatori e dalla colonna sonora. Immagini evocative che insieme emozionano e fanno riflettere. Si potrà girare e produrre in un futuro imminente rinunciando alla presenza fisica, come impone il distanziamento sra ottimismo: “sarà un periodo passeggero – dice – ma intanto può essere foriero di nuove possibilità espressive“.
Stefano, insieme al docente Giordano, lancia poi un appello finale a sostegno delle produzioni culturali in questa fase storica emergenziale in cui le piccole realtà, a partire da quelle associative, no profit, sono completamente dimenticate dalle Istituzioni, in termini di sostegni concreti, affinché possano continuare ad esistere, non tralasciando dunque che è proprio attraverso di esse che si muove la cultura, che si innescano processi creativi con tutte le loro ricadute in termini produttivi ed economici. Francesco Giordano cita così l’esempio di Ved, l’associazione culturale da lui coordinata che intraprende iniziative di questo tipo per la promozione della cultura cinematografica, teatrale, audiovisiva contando su proprie risorse a affidandosi a possibilità di partenariati con diversi enti. Le associazioni diventano così vettori di produzioni e professionalità, ma senza un sostegno concreto sarà difficile superare l’emergenza Covid.