di Marco Martone*
Lunedì notte ho espresso un desiderio. Ho guardato il cielo di Ischia e ho atteso che cadesse una stella. Non una stella qualsiasi. Ho aspettato che fosse quella giusta, per poter vedere assecondate le speranze di sempre, l’aspettativa di anni, l’auspicio di chi ama quest’isola e soffre nel vederla sfiorire inesorabilmente. Lunedì notte ho atteso che cadesse una stella e le ho chiesto di restituirmi Ischia, almeno per un giorno, così come era tanto tempo fa. E sulla scia luminosa che feriva il cielo di Cartaromana, ho rivisto le serate al Castello, le passeggiate in carrozzella, le spiagge larghe e assolate. Ho rivisto il Riva amaranto che sfrecciava a largo e ho sentito il rumore della pallina di gomma che sbatteva sul tamburello, dietro le cabine del Dai Tu.
Ho parlato con quella stella e le ho raccontato di quanto mi manchi quella passeggiata sulla Riva Destra, fino al punto in cui la strada, ora occupata dai tavoli di un ristorante, ti consentiva romantici momenti, di paura e palpitazione a due passi dal mare, in compagnia di quella ragazza che volevano tutti e che quella sera era tua. Ho rivisto l’isola verde, con le pinete incolte e il canto delle cicale. Ho visto la montagna piena di alberi e senza tutte quelle case, che la stanno piano piano mangiando. A quella stella ho chiesto di ridarmi anche le “sane scazzottate” in piazzetta, quando non c’era bisogno di tirare fuori pistole e coltelli. E magari, dopo, ci si ritrovava anche a bere una birra assieme. E poi il pane caldo di Boccia, mangiato, chissà perché, davanti all’ingresso del cimitero. I locali chiusi che aprivano solo per noi e per quella spaghettata in piena notte.
Ho chiesto di vedere un’isola con poche automobili, senza briganti, miserabili mascalzoni che lasciano rifiuti ovunque. E ho rivisto il mare dei Maronti, finalmente pulito. A quella stella cadente ho chiesto di rivedere gli attori, gli artisti e i personaggi veri, quelli che hanno fatto la storia del cinema e della televisione. Senza Vip di cartapesta, eroi effimeri di social e TV spazzatura. E magari politici onesti, veramente interessati alla crescita del territorio. Ho sentito il suono delle nostre chitarre e il silenzio di telefonini spenti. I balli lenti e l’emozione del primo bacio. Ho chiesto alla mia stella il sorriso dei nostri nonni, il tempo che se n’è andato, le ho chiesto l’isola che non c’è.
* Pubblicato sul quotidiano Il Golfo