di Marco Martone*
Non mi si tacci di cinismo o mancanza di rispetto, per le tante, troppe persone che hanno sofferto e che continuano a soffrire, a causa del Coronavirus. L’estate che sta per vivere i suoi ultimi aneliti, però, ha messo in mostra un altro strano virus, forse anche più contagioso di quello proveniente dalla Cina. Un virus che sembra abbia colpito un numero impressionante di italiani e di campani, in particolare. Quasi una fobia. Si tratta della “Sardegnite” acuta (mi sia consentito questo brutto neologismo). Il bollettino quotidiano che la Protezione civile della Regione Campania dirama ogni pomeriggio, per indicare il numero dei contagiati da Covid sul nostro territorio, si è trasformato da qualche settimana in una sorta di spot turistico per la Sardegna. Quell’asterisco che indica il numero di persone che hanno contratto il virus, provenienti dall’isola, lascia attoniti e anche incuriositi. Perché l’emigrazione verso le località sarde, non certo la meta più economica d’Italia, che si è verificata quest’anno, contrasta e stona con le grida di disperazione per una crisi economica che sembrava irreversibile, sollevatesi da tutta la Campania in periodo di piena emergenza e quarantena. E non si riesce proprio a comprendere, fino in fondo, cosa abbia la Sardegna di tanto unico e irrinunciabile, da decidere di sfidare un rischio che si sapeva potesse essere molto elevato, pur di vivere un’estate di cui potersi vantare con parenti e amici. Perché la Sardegna è un posto straordinario e bellissimo ma non certo unico.
E forse, per una volta, si potevano anche fare scelte diverse. Intanto il mare della Sardegna, non si arrabbino gli estimatori indefessi del posto, si può trovare anche da altre parti. In Calabria, in Puglia, in Sicilia e (guarda un po’) anche nella nostra Campania. Pensiamo per un attimo ai colori del mare di Palinuro, tanto per fare un esempio. Andare in Cilento, però, non fa tendenza e soprattutto non garantisce troppi like su Facebook.
Il mare della Sardegna, il paesaggio, le spiagge sono stupende, lasciano senza fiato ma non sono proprio una rarità assoluta. Le ritrovi anche in altre arti del mondo. Vogliamo parlare ad esempio delle coste di Cuba e di Santo Domingo, oppure della Grecia, per non andare troppo lontano? Non come il mare di Ischia, invece. Non come le sorgenti di acqua termale e le fumarole, le piante verdi balsamiche e tropicali che si uniscono alla sabbia. L’acqua calda del Sorgeto, le cave di tufo, il corallo e la Posidonia. Non come Sant’Angelo e il Castello Aragonese, come la chiesa del Soccorso che si affaccia sul mare e la baia di San Montano. Lo specchio d’acqua che bagna l’isola verde offre una varietà di colori, di fondali e di emozioni che nessun viaggio in Sardegna può eguagliare. Fatevene una ragione!
Ma andare da quelle parti, come dicono i ragazzi di oggi, “fa figo”, diventa una moda, una maniera per potersi vantare di qualcosa che si pensa poter fare in esclusiva e che invece fanno proprio tutti e che quindi si è inflazionata. L’impressione è che poter dire “vado in Sardegna” sia ancora più importante dell’andarci stesso. Parli della vacanza in Sardegna e ti ridono gli occhi, immaginando l’invidia di chi ti ascolta.
Perché il mare di Sardegna è diventato una moda, una coccarda da mostrare in pubblico. E non importa se la Sardegna sia anche tanto altro. È storia e tradizione, arte e cucina. La Sardegna sono i Nuraghi e i villaggi nuragici, i Pozzi Sacri, i Dolmen e i Menhir, i siti fenici e romani, le necropoli e le Domus de Janas. Nulla, non conta nulla. Solo la moda a cinque stelle, da vivere magari in discoteche famose e super affollate, che ti porta a sfidare il rischio Covid, a superare ogni timore che qualche settimana prima di teneva inchiodato al divano di casa e davanti alla televisione. Tutti in Sardegna, ricchi e presunti poveri. Anche quei vip che solo qualche settimana fa dicevano “Io resto a casa” (che ipocriti!). E allora che dire, andate in Sardegna, noi (e siamo in tanti per fortuna) ci teniamo stretta Ischia, con i suoi tanti pregi e qualche inevitabile difetto, con le sue coste frastagliate e i suoi alberi, con le sue tradizioni e la sua musica, che la rendono, lei si, unica al mondo.
*Pubblicato sul quotidiano IL GOLFO