di Marco Martone
Di questi tempi, in condizioni normali, San Gregorio Armeno dovrebbe essere invasa dai turisti, piena di colori, ricca di rumori e di emozioni. L’emergenza Covid e le misure di sicurezza che hanno costretto gli artigiani pastori ad abbassare le serrande, l’hanno resa malinconica, triste, quasi irreale. Non ci sono zampognari e mancano le luminarie, molti artigiani se ne stanno fuori alle proprie botteghe, nell’attesa di chissà quale buona notizia. Uno scenario paradossalmente ideale, però, per immergersi nell’atmosfera di dolore e di silenzio per la morte di Diego Maradona. Ecco che allora al posto dei pastori sono spuntate le immagini di Diego, e là dove c’erano le bancarelle, sono stati allestiti altarini ed edicole votive, in memoria del più grande giocatore di tutti i tempi. Ci sono televisioni straniere, qualche passante, ci sono i pastorai che attendono di conoscere il proprio destino, mentre il Natale si avvicina. E c’è l’ombra di Diego che aleggia su tutto il centro storico. In un bar di piazzetta Nilo le foto del Pibe si alternano ai disegni e ai dipinti. Ci sono le immagini degli scudetti e delle coppe vinte, assieme a quelle di Totò e Massimo Troisi. Le gigantografie del campione davanti alle edicole votive, per un mix di sacro e profano che a Napoli diventa fede. Le candele accese e un senso di vuoto che non sarà riempito, neanche quando San Gregorio Armeno si ripopolerà di pastori, botteghe e migliaia di turisti.