Malafemmena, in una canzone il dolore di Totò

La canzone fu dedicata alla moglie Diana, che lasciò l'attore dopo un tradimento

di Marco Martone

È stata la canzone più famosa scritta da Totò, quella diventata il simbolo di un amore struggente, della sofferenza di un uomo che si sente abbandonato e di una donna tradita. Grazie al cinema e al film “Totò, Peppino e la… malafemmina” di Camillo Mastrocinque (1956), è diventata patrimonio del ricordo di tutti. “Malafemmena” ha compiuto 70 anni e presso l’Auditorium Novecento Napoli è stata celebrata nell’ambito di un evento, “70 volte Malafemmena”, nel corso del quale  amici del Principe della risata, appassionati e giornalisti hanno analizzato  questo capolavoro della canzone scritto da Totò nel 1951 in occasione del concorso di Piedigrotta. La canzone fu cantata da Mario Abbate per la prima volta, poi anche da altri artisti tra i quali Giacomo Rondinella, Roberto Murolo, Mario Merola, Claudio Villa, Renato Carosone. Fino a Teddy Reno, dell’intramontabile film. Una canzone dedicata da Totò alla moglie Diana Rogliani, che lasciò l’attore dopo l’ennesimo tradimento e non all’attrice Silvana Pampanini, che Totò aveva conosciuto sul set di 47 morto che parla e che aveva rifiutato la sua offerta di matrimonio.

Il ricordo della canzone nelle parole di Elena De Curtis, nipote di Totò. «Malafemmena è la canzone più cantata e conosciuta di nonno. È un pezzo che mi tocca il cuore, rappresenta due persone che hanno fatto parte della mia vita, nonno e nonna. Malafemmena fu scritta quando mia nonna lasciò Totò e andò via di casa. Parla del dolore di un uomo abbandonato, lasciato dalla moglie. Una storia d’amore turbolenta che ha regalato tante gioie e sofferenze a entrambi».