EMILIANO MONDONICO, ex allenatore di Napoli e Torino, è intervenuto a “FUORI GARA”, su Radio Punto Zero, trasmissione radiofonica dedicata al Calcio Napoli, in onda dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 16.00, condotta da Michele Sibilla e Fabio Tarantino. Ecco quanto ha affermato: “Napoli e Torino hanno in comune la passione della gente, lo spirito con cui vanno in campo ed anche la storia. La differenza è che il Torino gioca nella città della Juve e non c’è mai stata una disparità così ampia tra due squadre della medesima città: è per questo che le qualità dei granata risaltano. Il cuore Toro altro non è che lo spirito che i ragazzi mettono in campo quando affrontano i bianconeri. Il Torino ha più bisogno di fare risultato rispetto al Napoli. Sembra strano, ma è così. I granata sono reduci dalla sconfitta nel derby in una partita non giocata, e di questa partita non si parla d’altro tra i tifosi del Torino. La squadra ha voglia di rivalsa, di rivincita, di riscattarsi. Per dimenticare un derby disastroso bisogna fare grandi risultati. Dall’altra parte, però, c’è una squadra che non gioca a cuor leggero. Scudetto? Sono saltate tutte le prospettive e i dubbi attorno a Sarri. Oggi il tricolore è l’obiettivo ma lui sa che non sarà facile. Mercato? Bisogna capire se si va alla ricerca di qualcuno per rinforzare i titolari o la panchina. Il massimo, ovviamente, sarebbe acquistare un top, ma non sarà facile. L’allenatore è il fulcro di tutta la faccenda, tra entrate ed uscite. Bisogna trovare un dialogo costante con tutta la rosa: solo così hai da tutti il giusto equilibrio. Scudetto? La squadra che è più abituata a vincere è la Juventus, una squadra meno bella ma più tattica, ed ora consapevole dei propri pregi e difetti. Valdifiori è stata la grande scommessa di Sarri, è un suo uomo e, proprio per questo, è stato bravo a tenerlo fuori per far giocare Jorginho: è questa la grandezza di cui parlavo, ovvero di non andare per simpatie ma per grandezza e meriti. Sarri sembra bonaccione, invece è uno con le palle. Complimenti a lui e a chi l’ha scelto. Pino? Quando muore qualcuno al quale hai voluto bene, per una canzone che ti emoziona, è chiaro che ti manca sempre qualcosa. Lo senti ugualmente, ogni giorno, quando metti i suoi dischi, ma non posso immaginare che, continuando a vivere, Pino non potesse darci ancora di più. Solo dopo la morte di John Lennon ho sentito le stesse risonanze. Anche lì è partito qualcuno che aveva fatto parte della mia gioventù”.