di Marco Martone
Dopo la sceneggiata manciniana del post-gara di Coppa Italia (ci aveva già provato in campionato il Mancio, piangendo per presunti torti arbitrali, dopo la sconfitta al San Paolo), c’è la netta sensazione che il Napoli troverà, sul proprio cammino, una strada piena di ostacoli e trappole, ordite in maniera bara e scorretta da chi non accetta la supremazia azzurra.
Sarri ha sbagliato, punto! E con questa ammissione, fatta del resto dallo stesso allenatore azzurro, si può chiudere la vicenda legata all’offesa rivolta a Mancini (Frocio), che poi a pensarci bene offesa non è, visto che fa riferimento a persone rispettabilissime, con cui tutti in qualche modo ci relazioniamo, quotidianamente. Cosa sarebbe cambiato se Sarri lo avesse definito bastardo, uomo di m…, farabutto…
E cosa accade quando vengono tirate in ballo, cosa di prassi quando si gioca a calcio, le virtù di sorelle, mamme e l’onorabilità delle mogli? Sarri a parte, dunque, il vero dilemma diventa la reazione isterica e scorretta dell’allenatore interista, che manco fosse nel foyer del San Carlo o della Scala, si è sentito in dovere di scandalizzarsi per una lite assolutamente normale, per chi ha calcato almeno una volta in vita sua un campo di calcio e che nell’ambito del rettangolo di gioco o al massimo tra le mura degli spogliatoi, sarebbe dovuta restare. Sarri ha offeso Mancini e poi gli ha chiesto scusa, atteggiamento sportivo ed elegante, questo sì merce rara in un mondo in cui nessuno è disposto ad ammettere le proprie colpe. Il dovere di uno sportivo, di un professionista e di un uomo di calcio, sarebbe stato quello di accettare le scuse, stringere la mano a Sarri e farsi una ricca risata, magari prendendolo anche in giro per la vittoria appena ottenuta, giocando tra l’altro come peggio non si poteva una partita di calcio. E invece Mancini è andato in Tv a sputtanare il collega, definendolo, a mente fredda, vecchio, razzista, omofobo, un “non uomo” da cacciare a pedate e altre amenità del genere. Perchè Mancini abbia fatto tutto questo lo si può solo immaginare. Il sospetto è che abbia voluto strumentalizzare l’accaduto, gettando fango su un ambiente sereno e per ora anche vincente e trascinando nel gorgo della polemica moralista e ipocrita, il collega meno famoso, meno pagato ma anche più bravo di lui. La giostra scaturita sulla Rai prima e sui quotidiani il giorno dopo è ridicola. Un paese che viene dagli scandali del calcio scommesse, che ha visto giocatori squalificati per doping, che accetta di avere l’allenatore della Nazionale coinvolto in vicende molto poco chiare e che vota un presidente federale, Tavecchio, quello si meritevole di essere accusato di frasi razziste, decide di aprire la sua campagna moralista contro il povero Sarri, costretto a mortificarsi in diretta davanti a milioni di spettatori e accusato anche da ex allenatori, che avrebbero invece dovuto prenderne la parti visti i loro trascorsi calcistici e la loro esperienza di campo, appunto. Quelle stesse persone che oggi si schierano con Mancini, manco fosse Giovanna D’Arco, non hanno battuto ciglio e continueranno a non farlo, quando dagli stadi di tutta la nazione si levano contro Napoli e i napoletani cori beceri, infamanti, offensivi e minacciosi. Lo stesso Mancini definì come “un semplice sfottò” lo striscione dei suoi amici interisti che recitava “Napoli colera”. E non sembra di ricordare che ci sia stato qualcuno che abbia rimproverato il tecnico del Milan, Mihajlovic, quando per parlare di un atteggiamento furbo e scorretto di un suo giocatore (Honda), lo ha definito semplicemente “napoletano”. Che tristezza! E che tristezza leggere i commenti dei tifosi nerazzurri, napoletani per giunta, che si dicono scandalizzati e puntano il dito contro il tecnico toscano. Loro che da napoletani dovrebbero prendere le distanze da realtà e tifoserie nordiste, che sembrano avere un unico scopo nella loro vita, infangare la nostra città e i nostri colori. Vergognatevi! Il Napoli potrebbe pagare cara l’uscita, poco felice, di Sarri e la levata di scudi della bigotta Italietta dei soliti noti, ma non è detto che fare quadrato attorno a Sarri non renda ancor più invincibile il gruppo, che andrà su ogni campo sostenuto da una rabbia maggiore e da una voglia di vincere che neanche il povero Mancini potrà fronteggiare.