Chi avesse l’opportunità di leggere “La cena di Audrey”, il gustoso pamphlet di Vincenzo Di Segni sarebbe inevitabilmente portato a fare un raffronto fra il soave contenuto dell’opera e il candore, direi persino lo stupore immaginifico che aleggia sul volto e dal comportamento tutto dell’autore. C’è una sorta di immedesimazione naturale, che balza agli occhi evidentissima, sin dalle prime pagine, dalle quali emerge subito il filo conduttore del racconto, declinato più sull’introspettiva che sulla narrazione.
Scrive nella prefazione Riccardo Di Salvo: “Il protagonista, attraverso dialoghi interiori e profondi, scandaglia le viscere della propria anima per smontare l’impalcatura di un’educazione familiare che lo limita. Sono le amicizie, i percorsi, gli incontri, i flashback del passato che infarciscono il suo cammino di vita dandogli opportunità di crescita e di cambiamento. Una catarsi che gli permetterà di diventare uomo”.
La trama è semplice: il protagonista, Andrea, terminati con qualche fatica anticonformistica gli studi, sente il bisogno di sfuggire al caos metropolitano e parte per una vacanza verso una località incantata della Baviera, dove in una sera di agosto incontra una ragazza inglese Audrey. Nasce l’amicizia, fatta di emozioni, di sguardi, di intese e di… una cena, che diventerà il compendio della storia. Il tutto circondato dallo scenario delle Alpi tedesche, con il verde dei monti, il cristallino dei laghi e le case colorite rivestite di fiori. C’è spazio, insomma, anche per sapienti pennellate naturalistiche. Ma è appunto la cena che domina la scena finale del romanzo. “Cibo che diventa Eros. Linguaggio. E la dimensione carnale si ricongiunge con quella spirituale per vivere in afflato”, commenta ancora Di Salvo.
Il nostro eroe Andrea accoglie Audrey e le propina il risultato del suo cimento ai fornelli. E’ un campionario di golosità e di prelibatezze, che anche nella descrizione che ne fa Di Segni oscurano le più succulente pietanze di rinomati chef che ogni giorno impazzano su tutte le reti televisive. Autentici manicaretti: spirali di asparagi con salmone affumicato, girasole con fiori di zucca, filetto di sogliola e bottarga di muggine, mozzarella infarinata nel pistacchio, gambero al brandy flambé. Ce n’è abbastanza per far strabuzzare gli occhi ad un navigato ospite “mediterraneo”. Figurarsi la candida britannica Audrey! Ed in realtà lo stupore del contatto con tanto ben di Dio produce l’emergere dell’impronta spirituale dei due protagonisti, con le sensazioni che Di Salvo ha lucidamente espresso nella prefazione. Il racconto termina qui, direi quasi sul più bello. Vien proprio la voglia di suggerire a Di Segni quanto meno la seconda puntata.