Che i tempi fossero difficili si era già capito da tempo. Che fosse praticamente impossibile, o quasi, mettere via dei risparmi, lo si sta capendo man mano che il tempo passa e la speranza di una ripresa resta solo una speranza che si affievolisce lentamente. Eppure una piccola ripresa, dal punto di vista dell’economia, c’è stata, ma è una cosa talmente minima che è impercettibile.
Almeno un po’ si cerca di avere fiducia, fiducia nella ripresa, fiducia nelle banche, fiducia che le cose davvero, finalmente, possano cambiare. Difficile però sfoderare il miglior ottimismo quando si vive sotto il peso schiacciante delle tasse, condizione del resto che i napoletani conoscono decisamente bene dato che proprio Napoli è la città in cui la pressione fiscale è aumentata maggiormente negli ultimi dieci anni: un ben poco rassicurante +105,86%. Per capire ancora meglio, basti pensare che nel 2005 i napoletani pagavano una media di circa 423 euro a testa, mentre nel 2014 sono arrivati a pagare ben 870,76 euro a testa.
Un peso, quello fiscale, che si fa sentire parecchio nella quotidianità. Quale l’effetto più immediato? In primo luogo quello della chiusura di parecchie attività commerciali e la fine delle attività di diverse aziende. In secondo luogo il fatto che mettere da parte qualcosa è diventato davvero impossibile, anche cercando le possibilità più convenienti su portali come migliorcontocorrente.org (approfondimenti su http://www.migliorcontocorrente.org). Nonostante alcuni tassi siano decisamente vantaggiosi, manca proprio la possibilità di depositare denaro, o almeno cifre consistenti che valgano la pena di essere vincolate, ed anche un “must” come l’investire in oro è stato ormai accantonato.
Oggi, purtroppo, soprattutto a Napoli, si deve vivere alla giornata, utilizzando i guadagni per poter andare avanti con la speranza che la situazione migliori. Troppe spese per le famiglie, ma anche per le imprese, per potersi permettere quello che ormai sta diventando un lusso: mettere via dei risparmi o investire in qualcosa che possa garantire un minimo di tranquillità per chi, in età di pensione, di pensione ne vedrà ben poca.
Anche questo, infatti, è un problema con il quale si dovranno fare i conti, perché la condizione attuale non è fatta solo di pagamenti e mancanza di lavoro, ma anche di mancanza di prospettive per i giovani che non hanno la possibilità di contare su una previdenza sociale che, a buna ragione, sarà inesistente.