di Marco Martone
Non sono i danni del terremoto, importante ma non potenzialmente distruttivo come alcune immagini televisive e alcuni titoli di giornale lascerebbero pensare. Non sono le case crollate (spesso abusive), i calcinacci caduti e i muri di cartone venuti giù e le crepe sulle pareti di abitazioni antiche e malridotte. Non è il dolore per le vite umane uccise da mala politica, strafottenza e criminalità (altro che terremoto) e non è l’emozione, forte, per il lavoro incessante dei vigili del fuoco, dei volontari della protezione civile per quei salvataggi al limite del miracoloso. Sono loro il volto dell’Italia migliore, che viene fuori proprio quando il Paese offre il peggio di se, quando emergono tutte le lacune e l’ignoranza di una società che, nei decenni, si è rifiutata di crescere, di adeguarsi alla realtà, di prendere coscienza con i rischi di un territorio che andava curato e non offeso, provocato, massacrato da egoismo e speculazione.
Quello che resterà di questa drammatica notte ischitana sarà l’immagine di un’isola più sola, lasciata al suo degrado, abbandonata alla sua lenta agonia, derubata del suo futuro. La scossa di terremoto, sulla cui entità si è scatenato un ridicolo e sconcertante balletto di cifre, altro non ha fatto che far precipitare ancor più nel baratro senza fine uno dei luoghi più belli al mondo, che qualcuno negli ultimi trent’anni ha deciso di distruggere, molto prima che la terra tremasse per qualche secondo.
E su questo malato in stato terminale si accanisce, con effetti devastanti, un certo tipo di informazione, che preferisce il clamore del titolo da prima pagina al racconto della verità. È accaduto anche in Abruzzo, lo scorso inverno quando una valanga travolse un albergo, sommergendo in un abbraccio mortale tutta una regione, che ha pagato dazio a un’informazione allarmistica e scorretta.
Nessuno a Ischia si è preoccupato di dire che nel 90 per cento del territorio dell’isola la situazione non è mai stata diversa dal normale, che nessun danno si è verificato nelle zone turistiche, che l’area colpita dal sisma è circoscritta al comune di Casamicciola e che le case crollate erano vecchie, ammassate l’una sull’altra. La prima conseguenza di tutto questo è stato l’esodo di massa di turisti e vacanzieri, l’altra sarà la pioggia di disdette per chi aveva deciso di trascorrere sull’isola verde le vacanze di fine agosto o di settembre. Una stagione pregiudicata, se non finita per un luogo che vive di turismo e di economia legata alle vacanze.
Qualcuno dovrebbe sentirsi responsabile di tutto questo e fare un esame di coscienza. Non lo farà! Come non l’hanno fatto i tanti amministratori che si sono succeduti alla guida dell’isola e che se ne usciranno con frasi di circostanza, parole di conforto, solidarietà da quattro soldi e fiaccolate in memoria delle vittime… le loro vittime.