di Mariateresa Di Pastena
La legalità e le politiche giovanili, a Napoli, hanno un bellissimo sorriso: quello dell’assessore Alessandra Clemente, una giovane donna con una forza incredibile ed una luce negli occhi contagiosa, che ha trasformato un’esperienza dolorosissima in coraggio, determinazione, passione per la vita e per il lavoro. Un grande esempio proprio per i giovani a cui si dedica con tanto entusiasmo e generosità e verso i quali nutre una grande fiducia. Una scommessa più che vinta dal nostro sindaco, Luigi de Magistris, che l’ha fortemente voluta nella sua squadra, vedendoci lungo. Ed è proprio la legalità la grande protagonista di questo mese di marzo (ma lo è sempre): farà sentire forte la sua voce soprattutto il 10 ed il 21, quando a parlare saranno i familiari delle vittime delle mafie e della camorra, che non sono mai stati e non devono mai essere lasciati soli. Napoli è, come sempre, in prima linea, in questa lotta, ed è pronta a combattere per dare ai suoi giovani il futuro che meritano: un futuro fatto di legalità. Nell’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, sabato 10 marzo, alle 10, alla presenza del sindaco Luigi de Magistris, si svolgerà “100 Passi verso il 21 marzo”. Ad introdurre e moderare l’incontro, ricco di partecipanti ed interventi, sarà proprio Alessandra Clemente.
Assessore, com’è nata l’idea di questa giornata del 10 marzo?
Nasce dall’esigenza della città di Napoli di voler dare vita ad un momento divulgativo di questa pagina importantissima per la nostra democrazia, e per promuovere la XXIII Giornata della memoria e dell’impegno, in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e della camorra. Questa Giornata, per vent’ anni, è stata promossa in particolare dall’associazione Libera e dal suo Presidente Don Luigi Ciotti ed ha coinvolto tantissimi familiari. Questo è un momento importante per il nostro Paese, perché finalmente, dall’anno scorso, il 21 marzo è, per legge, una Giornata Nazionale. Per me, questo, è un nuovo impegno istituzionale: il sindaco Luigi de Magistris ed io, come assessore, abbiamo organizzato questa giornata cittadina di divulgazione di quella nazionale, che coinvolge vari settori, come l’imprenditoria, ordini professionali e realtà che operano per il sociale, affrontando tematiche quali il mondo dell’’antiracket.
Lei vive questo momento sia come figura istituzionale, sia come figlia di una vittima innocente, Silvia Ruotolo, che ha perso la vita proprio mentre era in corso un conflitto a fuoco tra camorristi, l’11 giugno del 1997, a soli 39 anni…
Credo che ogni figura impegnata in politica porti con sé il proprio percorso e la propria sensibilità, inscindibili dalla propria persona, come lo sono il colore dei capelli o quello degli occhi. Così io porto mia madre ed il suo ricordo sempre dentro di me. Torno con il pensiero a quando, cinque anni fa, il sindaco Luigi de Magistris, con grande coraggio, ha immaginato che, come progetto per i giovani e per la crescita della città, potesse essere valido un percorso che venisse da quello collettivo, quale il coordinamento campano delle vittime innocenti della criminalità. Un impegno sociale e culturale contro la “malapolitica” e la violenza.
Lei è una donna molto forte, che ha trasformato il dolore in amore verso gli altri, soprattutto verso i giovani. Quando li incontra, cosa legge nei loro occhi?
Grandi valori, coraggio, senso di giustizia, solidarietà e sensibilità. Purtroppo, si sottolineano solo episodi negativi che riguardano i ragazzi, mentre ci sono tantissimi giovani positivi. Il 21 marzo saranno proprio loro i protagonisti, ma mi auguro partecipino tanti adulti, naturalmente, che decideranno di essere presenti per senso civico e di responsabilità. Quest’anno, per quanto riguarda la nostra regione, si terrà a Scafati, mentre quella nazionale sarà a Foggia. Quella del 10 marzo è, quindi, una giornata di preparazione: bisogna affrontare queste tematiche in modo credibile, dare voce alle realtà familiari delle vittime e costruire un’Italia libera dalle mafie.
Molti ragazzi sono costretti a lasciare Napoli e ad andare a lavorare all’estero: c’è, per i nostri giovani, la speranza che le cose cambino?
Credo che la speranza non sia una dote ma vada allenata, come un muscolo, facendo pratica di cose belle e positive, delle esperienze di successo di tanti giovani che ce l’hanno fatta. Non dimentichiamo che il nostro è un territorio di eccellenza e di ingegno; penso, ad esempio, alle Università, ai centri di ricerca, all’artigianato, alla musica, alle tecnologie digitali. Spesso, le difficoltà danno vita ad idee geniali. Io oggi ho sostituito l’idea del restare a Napoli e al Sud, con quella del crescere a Napoli e al Sud. Restare è un concetto statico, mentre bisogna crescere. La nostra città ha bisogno di un’economia legale, che rinneghi la corruzione, e di una concorrenza leale che faccia crescere lo sviluppo. In questo momento storico, la nostra città sta superando dei record per quanto riguarda, ad esempio, il turismo e non solo. Abbiamo giovani con grandi competenze, acquisite attraverso l’istruzione pubblica, che sono diventati imprenditori di se stessi. Ultimamente stanno nascendo tanti progetti di ragazzi che sono connessi con Napoli e con il mondo e che danno vita e promuovono tante attività che producono lavoro. Grazie a questi giovani, anche il mondo è connesso con la nostra città.
“Finché si sogna, non si invecchia”: quali erano i suoi sogni, da bambina? E li ha realizzati?
I sogni sono stati sempre presenti, nella mia vita. Volevo fare la cantante, poi la commessa, e poi il magistrato, per la voglia di giustizia. Ma quando, come avvocato, in tribunale, seguendo le vittime del racket e dell’usura, mi resi conto che tanti ragazzi giovani non davano il giusto peso alle loro condanne e sentivo un clima di odio, volevo fare la maestra per poter insegnare l’Amore, i valori. Oggi, che rappresento un territorio, il mio sogno è che ogni ragazzo possa essere protagonista della propria vita, ed è anche quello di non lasciare nessuno indietro, perché non ci devono essere persone di serie A e di serie B. Sogno di poter creare opportunità per tutti, soprattutto per le donne, affinché possano partecipare sempre più allo sviluppo del territorio. Le istituzioni servono proprio a creare una società di uguaglianza.
Quella bambina di dieci anni, dove ha trovato la forza di reagire?
Il fatto che mio padre sia stato sempre presente e non abbia mai sostituito mia madre con un’altra compagna, che mi sia stato sempre vicino e non abbia pensato a rifarsi una vita, pur avendone tutto il diritto ed essendo all’epoca molto giovane, mi ha fatto sentire molto amata e mi ha dato una forza enorme. Questo ha permesso a mia madre di restare comunque nella nostra famiglia, come se fosse ancora tra noi. Lei è parte di me, lo sarà sempre. E la forza me l’hanno data anche gli strumenti culturali che ho avuto a disposizione e che mi consentono oggi di credere fermamente negli articoli della Costituzione italiana in cui io individuo, così come il diritto all’uguaglianza, anche quello alla felicità. La mia prima dimensione è stata quella dell’associazione “Libera” di Don Luigi Ciotti che, da quel giugno del 1997, è stata al nostro fianco. Il mio ruolo mi permette, ora, di restituire agli altri tutto ciò che ho avuto. La bambina, che ero all’epoca, non si è mai sentita sola. Lo Stato mi ha tutelato, ha fatto giustizia. La mia famiglia ed io abbiamo sempre avuto vicino le istituzioni, anche a livello personale, la cittadinanza, le associazioni, il mondo della scuola, tutti. Per questo, io mi sento in debito.
Al suo ingresso in politica, ha mai incontrato dei pregiudizi legati alla sua giovane età?
I pregiudizi ci sono stati, ma non insormontabili. A volte nascono proprio da un disagio delle persone, dalla non conoscenza. Io ho sempre cercato di farmi conoscere, di dimostrare di saper fare. Per questo, invito le persone ad avere sempre fiducia in se stesse e a lasciare la porta aperta agli altri. Per quanto riguarda il mio ruolo, mi auguro di essere stata e di essere sempre all’altezza!