di Mariateresa Di Pastena
Stadio San Paolo, 7 giugno 2018, ecco l’evento tanto atteso: il concerto dedicato al nostro grandissimo Pino Daniele, il cui incasso sarà poi devoluto ai progetti della Pino Daniele Trust Onlus, gemellata con Save the Children, e della Pino Daniele Forever Onlus, gemellata con l’Associazione Oncologica Pediatrica e Neuroblastoma – Open Onlus. Circa 45.000 gli appassionati spettatori accorsi, nonostante la diretta su RaiUno e attraverso le radio. Un pubblico silenzioso e composto, a sottolineare la sacralità del momento, e che a tratti poi inneggerà al vero protagonista della serata, Pino, perché la sua presenza si sente, eccome! Gli ospiti e gli amici del “chitarrista che canta”, come lui amava definirsi, sono stati numerosissimi. Apre la porta agli invitati un emozionato Alessandro Siani, che definisce tutti noi note e musica di Pino: il primo ad esibirsi è Jovanotti insieme a Biagio Antonacci, quest’ultimo seguito da Alessandra Amoroso, con cui duetta “Che male c’è”, poi Giuliano Sangiorgi ed Emma, Giorgia, Francesco De Gregori con Enzo Avitabile, che intonano “Generale”; ancora, Ramazzotti, Baglioni ed Elisa, che propone “Quando” con la Mannoia e “Je so’ pazzo” con la Nannini. E poi Antonello Venditti. Tutti dedicano a Pino un loro commosso ricordo, un aneddoto, le parole belle che merita tutte. Ma è l’attore Edoardo Leo a sottolineare la difficoltà dei non napoletani a comprendere (e, aggiungiamo noi, a parlare e a cantare) la nostra lingua, ma, contemporaneamente, anche la non necessità di tradurre il nostro linguaggio, perché universale. Poi ci pensano Clementino, Marco D’Amore e Massimo Ranieri, quest’ultimo con una significativa ed eloquente “Cammina cammina”, a restituire ancora Pino a Napoli. Ed è agganciandosi ad un dovuto omaggio ad Eduardo De Filippo, citato da un sapiente Salemme attraverso l’elogio del caffè di “Questi fantasmi”, che arriva Clementino e “ ‘Na tazzulella ‘e cafè”; ed è proprio il viso ingigantito di Eduardo, che gigante lo è artisticamente già di suo, che, subito dopo, definendo Napoli ‘nu’ teatro aperto, dove ognuno recita la propria parte’, introduce “Terra mia”, cantata dalla Mannoia e Sangiorgi. Si succedono ll Volo, Francesco De Gregori (insieme a sua moglie), Ornella Vanoni (che definisce Pino “emozione”) con Tiromancino. E ancora Emma e Francesco Renga con “Musica musica” e “Yes j know my way”, poi Irene Grandi e Mario Biondi. E di nuovo i napoletani, musicisti e amici storici di Pino: Enzo Avitabile e James Senese (poi anche con Gragnaniello), la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Raiz in “Donna Cuncetta”), che “rivendicano” il loro mascalzone latino, ed ora sì che è davvero “Tutta ’nata storia”, quando la mitica band dell’epoca sottolinea, con le radici della loro musica, la veracità del momento (si alternano i gruppi composti, oltre a loro, da Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Gigi De Rienzo, Fabio Massimo Colasanti, Tony Esposito, Rosario Jermano, Agostino Marangolo, Tony Cercola, all’altrettanto brava band curata da Luca Scarpa ). Poi Enzo Decaro sottolinea ed esalta il Pino poeta, che vorrebbe, come tutti noi, annoverato tra i grandi poeti, come, ad esempio, Salvatore Di Giacomo. E’ poi la volta della nostra Teresa De Sio con Paola Turci e J-Ax. E. ancora, altri comici, Giorgio Panariello ed Enrico Brignano, che traccia una sorta di maldestro parallelismo tra Roma e Napoli, e i loro rispettivi improperi. Emozionanti i tributi e i ricordi dedicati all’indimenticabile Massimo Troisi, soprattutto grande amico di Pino, che dallo schermo ironizza e fa battute, tra un divertito Gianni Minà ed un Pino sorridente, sul loro sodalizio artistico. Poi un commosso pensiero anche ad Anna Magnani, che sullo sfondo abbraccia Totò, mentre la Nannini canta “Anna verrà”. La serata non ha un presentatore ufficiale, o forse sì, è senz’altro lui, Pino, che dirige tutto, sapientemente, dall’alto. Anche se, attraverso il video, Vanessa Incontrada, Pierfrancesco Favino, Renzo Arbore e Marco Giallini introducono cantanti e canzoni, declamano e dedicano versi e parole a Pino. Ma poi, in effetti, c’è una sorta di staffetta musicale tra i cantanti che, uno dopo l’altro, uno accanto all’altro, entrano in casa di Pino. Ed è lui, questo è certo, che, alla fine della festa, vuole chiudere la porta, intonando con il pubblico la meravigliosa e simbolica “Napul’è”. Ed è come se li salutasse uno ad uno, quelli che sono venuti ad omaggiarlo, a ringraziarlo, ad amarlo, ancora e sempre. Ed il momento magico sugella e fa esplodere l’emozione. Già forte per le parole di sua figlia Sara, che ne ha sottolineato la presenza nel cuore suo e di tutti.
Una serata da brividi, insomma, sotto un cielo clemente e complice (nel nostro stadio, quello che qualche settimana fa aspettava e meritava anche qualcos’altro, a dire il vero). Quel cielo, dicevamo, azzurro anche di notte, il cielo partenopeo che Pino Daniele ha avuto come tetto da bambino, da ragazzo, e, verso il quale, pur essendosi poi trasferito, non aveva mai smesso di alzare il suo sguardo paterno, severo e dolce al tempo stesso. La sua musica è ancora e sarà sempre un abbraccio soprattutto a questa città, le sue parole carezze, ogni sua canzone un sottofondo a cui associare un ricordo, un momento, un amore o un dolore che custodiamo in fondo al nostro cuore. Di Pino Daniele si è ormai detto e scritto tutto: eppure, per conoscerlo davvero bisognerebbe non solo ascoltarle, le sue canzoni, ma impararle a memoria e ricordarle come si faceva una volta con le poesie, a scuola, proprio perché sono vere poesie pure loro. In ognuna c’è una parte di lui, un suo aspetto, un messaggio che potremmo fare nostro e che ci porterebbe ad attraversare le strade di questa città e delle nostra vita, entrambe così controverse e meravigliose, con una maggiore consapevolezza.
“Quando qualcuno se ne va, resta l’amore intorno”, recita il primo verso della dolce “Resta quel che resta”, quasi un triste presagio, cantata da Pino, ma sussurrata da tante labbra che non sono le sue in un bellissimo video, in cui lui appare all’inizio e alla fine con, sullo sfondo, il mare. E’ vero, carissimo Pino, resta l’amore. E’ proprio così. Ma tu, questo, lo sapevi già.