La vanità, piacere effimero, anche nel mondo greco e romano, è il tema della raffinata mostra “Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei”, in programma dal 10 maggio al 5 agosto 2019, presso la Palestra Grande degli scavi di Pompei (portico ovest). Monili dell’area cicladica e pompeiana sono messi a confronto in un elegante percorso di stili e di civiltà, che trova nella vanità e nell’ostentazione della ricchezzaun punto in comune. Gemme, collane, fibule, orecchini, anelli e armille in oro, argento, bronzo, con inserti in materiali preziosi e semipreziosi (avorio, pietre, paste vitree, corallo, perle, ecc.), provenienti da Delos e dalle altre Cicladi, saranno esposti accanto a gioielli rinvenuti a Pompei, ma anche in altri siti campani, tra cui Longola, Sarno, Paestum, Oplontis, Terzigno ed Ercolano. Oltre ai pezzi esposti in questa sede, la conoscenza dei gioielli ercolanesi potrà essere approfondita presso il Parco Archeologico di Ercolano, grazie alla mostra “SplendOri”, visitabile fino al 30settembre 2019. La mostra, inaugurata dal Direttore ad interim Alfonsina Russo, è stata promossa e curata da Massimo Osanna durante il suo mandato come Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, e da Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi, ed è coordinata da Annamaria Mauro, architetto del Parco Archeologico di Pompei.
“Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei” è un’iniziativa che nasce nell’ambito della collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e l’Eforia delle Cicladi, finalizzata alla più ampia realizzazione di programmi comuni di studio, ricerca, promozione e ampliamento della conoscenza delle rispettive realtà archeologiche, in passato strettamente collegate. Il percorso della mostra, progettato da Kois Associated Architects, segue un criterio espositivo geografico (le Cicladi e la Campania, con epicentro Pompei) ecronologico (dall’VIII secolo fino all’eruzione del 79 d.C.). L’allestimento vive del contrasto tra il materiale oscuro degli involucri espositivi che accolgono le teche (eche rimandano alla tragicità dell’eruzione) e la lucentezza dei preziosi reperticustoditi. Animano il percorso volti e figure da affreschi pompeiani, reinterpretati e presentati in una versione grafica contemporanea, che dà nuova veste al porticato ovest della Palestra Grande.
“Pompei e Delos – dichiara il Direttore ad interim Alfonsina Russo – oltreall’eccezionale stato di conservazione che li contraddistingue e alla grande importanza dell’architettura pubblica e residenziale, hanno vissuto, analogamente, “un’epoca d’oro” intorno al II secolo a.C. Il benessere e la prosperità, testimoniati dai numerosi oggetti preziosi esposti, sono appunto l’espressione di un’economia inespansione che accomunava entrambe le realtà, tra loro connesse. Se da un latoDelos ha avuto stretti rapporti con l’Italia e in particolare con la Campania, dall’altro ilterritorio pompeiano ha costituito un contesto in cui il mondo greco e quello romanosi sono intrecciati in un dialogo unico.”
“A conferma degli stretti legami tra le diverse aree del Mediterraneo – dichiara Massimo Osanna, curatore della mostra – i gioielli provenienti da Delos e dalle altre Cicladi saranno esposti accanto a gioielli coevi provenienti principalmente daPompei, e, in alcuni casi, da altri siti rilevanti dell’area campana, con dueapprofondimenti, agli opposti estremi cronologici, sulle Cicladi e sulla lorostraordinaria civiltà preistorica, e, per l’età romana, su Pompei e sugli altri sitivesuviani, nei quali la distruzione del 79 d.C. ha determinato la conservazione di uno straordinario assortimento di gioielli, eccezionale dal punto di vista quantitativo e ritenuto pressoché unico nel mondo antico. La mostra si estenderà in una delle aree più suggestive di Pompei, già da tempo destinata a diventare contenitore espositivo,una teca nella teca, all’interno di uno dei monumenti simbolo della città romana: ilportico occidentale della Palestra Grande, appositamente chiuso per l’occasione,con un apprestamento che potrà essere adoperato anche per successive esposizioni.
“I gioielli provenienti da Delos e in generale dalle Cicladi – aggiunge Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi e co-curatore della mostra – offrono una panoramica più variegata dal punto di vista della cronologia e dei contesti di provenienza (necropoli, abitati, santuari). Tra i gioielli greci, eccezionali sono quelli provenienti da Delos, in particolare dall’abitato, risalenti a un periodo in cui strettissimi erano i rapporti commerciali e culturali tra l’area campana e l’isolacicladica, porto franco frequentato da mercanti di tutto il Mediterraneo, con una massiccia presenza di negotiatores italici”.