Marco Martone
Quello che brucia di più, il giorno dopo la disfatta del San Paolo contro la Fiorentina, non è soltanto il risultato deludente, la classifica che comincia ad essere oltremodo pericolosa e neanche l’atteggiamento quasi strafottente di alcuni calciatori, che per motivi che solo loro conoscono, stanno trascinando la squadra verso un declino penoso. Quello che più fa male è l’approssimazione e l’incuranza con la quale tutto l’ambiente sta vivendo quello che è, senza alcun dubbio, il periodo calcisticamente parlando, più nero degli ultimi 15 anni di Napoli. Le parole di Gattuso nel dopo gara sono lo specchio di una situazione al limite dell’accettabile. Squadra che non lotta, senza veleno, una “non squadra”, insomma. Tutto il peggio che un gruppo possa mettere in mostra sul rettangolo di gioco. Il ritiro che dura meno di 24 ore, poi, è una ridicola barzelletta che non fa neanche ridere. A questo si aggiunga il silenzio di De Laurentiis, altro segnale preoccupante. Il Napoli si è sciolto come neve al sole, vittima di se stesso e del ricordo di un passato recente e che pure sembra lontano anni luce.
Contro i viola è andata in campo una parodia di squadra, con giocatori fuori ruolo, senza voglia, atleticamente a terra e con la mente offuscata da chissà quali pensieri. Le multe? L’assenza di tifosi? Il mercato? Non lo sappiamo, forse nessuno di questi motivi o forse tutti quanti insieme. Certo è che il fondo si è quasi toccato. Resta da vedere cosa accadrà con la Lazio, in Coppa Italia e con la Juventus domenica sera in campionato. Poi sarà il caso di tracciare una bella piena retta e capire cosa si vuole fare di questa stagione. Perché il rischio di finire in zona retrocessione, da noi paventato qualche tempo fa, è molto più che reale. Il distacco dalla zona Europa non è ancora incolmabile, sempre che in campo vada una squadra vera e non undici giocatori senza anima e senza carattere. Salvare la categoria, per quanto paradossale è però al momento l’unico obiettivo percorribile. Bene ha fatto il tecnico a sollevare il velo dell’ipocrisia ed a spiattellare in faccia a tutti la triste e dura realtà.
Chi non è pronto a metterci la faccia e il cuore si tolga di mezzo e lasci spazio a chi ha più attributi e meno vanagloria. E una volta per tutte, lo diciamo da tempo, si faccia chiarezza sul ruolo delle curve. La loro assenza non può essere un alibi, ma sarebbe da ipocriti ignorare il fatto che ci sia una relazione tra le prestazioni dei giocatori e la mancanza degli Ultrà sulle gradinate. I tifosi fedeli che mai abbandonerebbero la squadra del cuore, l’hanno bella che abbandonata e lasciata al suo destino, in nome di diritti e privilegi che vorrebbero gli fossero concessi all’interno del San Paolo. Si decida in fretta se è il caso di scendere a compromessi e restituire al Napoli la sua cornice naturale di tifosi e passione oppure proseguire sulla linea dura (della legalità), accettando anche l’idea di un clamoroso ridimensionamento sotto il profilo dei risultati.