- Plafond nazionale di 150 miliardi dedicato a innovazione e transizione digitale, sostenibilità, rafforzamento patrimoniale e sostegno alle filiere in coerenza con il PNRR
- Erogati da Intesa Sanpaolo oltre 200 miliardi di euro dal primo accordo siglato oltre dieci anni fa
- In Italia stiamo assistendo a una rapida risalita del PIL (sopra al +6,1% già acquisito per quest’anno) trainata dagli investimenti che registreranno un balzo nel biennio in corso e continueranno a crescere anche successivamente grazie al traino delle transizioni digitale e green. Le imprese, arrivate solide alla pandemia, hanno subìto un indebolimento della struttura finanziaria a causa della crisi e stanno ora affrontando forti rincari dei prezzi delle commodity che hanno effetti negativi sui loro margini
- Grazie alle risorse economiche disponibili, il Mezzogiorno potrebbe registrare una crescita potenziale del Pil fino al 24% nel periodo 2021-2026, a fronte di un +16% dell’intero Paese. Fondamentale l’attuazione delle riforme
- La crescita dell’economia campana è strettamente legata allo sviluppo dei quattro asset strategici regionali: filiere 4A (Agroalimentare, Abbigliamento, Automotive e Aerospazio), turismo, economia marittima ed energia
- Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo: “Per i piani di crescita delle imprese campane mettiamo in campo 10 miliardi di euro, in coerenza con le finalità del PNRR.”
Si è svolta ieri a Napoli la seconda tappa del roadshow degli incontri territoriali di presentazione del nuovo Accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese. Dopo il primo appuntamento di Venezia, Emanuele Orsini, vicepresidente per Credito, Finanza e Fisco di Confindustria, e Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, hanno presentato l’Accordo basato sul percorso congiunto “Competitività, Innovazione, Sostenibilità” che mette a disposizione delle imprese italiane 150 miliardi di euro per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo su questi tre driver fondamentali per la crescita e in coerenza con il PNRR.
In particolare, digitalizzazione e innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità sono al centro dell’Accordo tra Intesa Sanpaolo e Confindustria per le imprese. In una logica di superamento delle misure straordinarie adottate nel corso della pandemia, la Banca ha previsto diversi strumenti per favorire la transizione verso soluzioni ordinarie di credito a supporto della liquidità delle imprese e a sostegno del loro equilibrio finanziario.
Dopo i saluti del presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Maurizio Manfellotto, nel corso dell’incontro sono intervenuti: Luigi Traettino, presidente Confindustria Campania, Alessandro Fontana, direttore Centro Studi Confindustria che ha svolto un’analisi dello scenario macroeconomico, Massimo Deandreis, direttore generale Srm – Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo, che ha presentato un contributo sulle leve competitive della Campania per la crescita del territorio, e Anna Roscio, responsabile Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo, che ha illustrato gli assi strategici dell’accordo.
L’intesa consolida e rinnova la collaborazione più che decennale tra Intesa Sanpaolo e Confindustria che, grazie a un’interpretazione sinergica e condivisa del rapporto tra banca e impresa, si è rafforzata nel corso degli ultimi anni. A partire dal 2009, infatti, sono stati sottoscritti una serie di accordi improntati a una visione di politica industriale di ampio respiro, finalizzati a rendere la finanza e il credito componenti strategiche al servizio della competitività del mondo imprenditoriale. Sono stati declinati e condivisi temi cruciali quali: internazionalizzazione, sostegno alle filiere produttive, investimenti in ricerca e innovazione, valorizzazione degli aspetti qualitativi del credito. Queste iniziative congiunte hanno consentito di supportare decine di migliaia di imprese e PMI con credito per oltre 200 miliardi di euro, affiancandole nelle fasi più critiche di uno scenario economico in continua evoluzione.
L’accordo, della durata di 3 anni, è stato firmato lo scorso 18 ottobre da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, e Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo.
Nell’intervento di Srm – Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo, Massimo Deandreis ha evidenziato che negli ultimi quindici anni la crescita media annua del Paese è stata dello 0,03% (periodo 2005/19), inferiore di almeno un punto percentuale rispetto all’Europa (+1,38%) ed il Sud, nel contempo, è cresciuto costantemente meno del resto del Paese (-0,52%). La mole di risorse a disposizione per i prossimi anni è notevole e il Mezzogiorno si conferma centrale per il perseguimento di una ripresa strutturale, sostenibile e durevole dell’economia nazionale con oltre 200 miliardi di euro disponibili esclusivamente per l’area, tra PNRR, Fondi strutturali per il Sud, Fondo di Sviluppo e Coesione, React-Eu, AV Salerno-Reggio Calabria, Just Transition Fund.
Il PNRR, in particolare, è una reale opportunità se si considerano le riforme e le risorse indirizzate soprattutto a ridurre il divario territoriale: oltre 222 miliardi per l’Italia da utilizzare entro il 2026, dei quali 80 miliardi destinati al Mezzogiorno (40% delle risorse complessive). Se riforme e risorse saranno pienamente «messe in campo», il Mezzogiorno e la Campania potranno essere un volano per la crescita del Paese. Nello scenario ottimale si stima per il Mezzogiorno una crescita potenziale del Pil nel periodo 2021/26 del 24%, a fronte di un +16% per l’Italia. Quindi la crescita media annua del Mezzogiorno è stimata nell’ordine dell’1,5% in più rispetto al dato nazionale che porterebbe ad una maggiore rappresentatività dell’area, passando dal 22,2% al 23,7% del Pil nazionale. Il raggiungimento degli obiettivi del PNRR è legato alla qualità della «progettualità» che dovrà raggiungere i territori e le imprese nel modo più efficace ed efficiente possibile.
Il sistema produttivo campano alle sfide future: gli asset strategici ed i fattori abilitanti
In particolare, il successo sarà strettamente legato al ruolo dei pilastri portanti dell’economia regionale ed ai fattori competitivi trasversali. Un primo pilastro strategico è rappresentato dalla rilevante specializzazione produttiva della Campania nelle filiere 4A (Agroalimentare, Abbigliamento, Automotive e Aerospazio) +Pharma: con 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 36% del Mezzogiorno) tali filiere campane realizzano il 55% della manifattura della regione, valore superiore al dato meridionale (48%) e nazionale (quasi 32%). In termini di export, nella regione il peso delle filiere 4A+Pharma sulla manifattura arriva al 72% (54% nel Mezzogiorno, 37,4% in Italia). La Campania dimostra di essere un player industriale importante, con un’attenzione particolare anche all’ambiente. Se si considera la bioeconomia, con un valore aggiunto di 6 miliardi di euro, la regione esprime quasi un quarto della ricchezza della filiera bioeconomica meridionale ed il 6% di quella nazionale.
Un secondo pilastro strategico è rappresentato dai settori turismo, cultura ed enogastronomia. La Campania è la prima regione nella classifica meridionale per arrivi turistici (6,3 milioni) e si caratterizza per una permanenza media maggiore del dato nazionale (3,5 notti, contro 3,3 dell’Italia) ed un rilevante peso della filiera turistica sul Pil della regione (12,4%, 11% Mezzogiorno e 13% Italia). L’attrattività turistica è il risultato di un’offerta integrata, centrata non solo sul balneare, ma anche sulla cultura, sull’enogastronomia, caratteristica che le consente di realizzare un moltiplicatore di ricchezza considerevole: 109,4 € è il valore aggiunto attivato per una presenza turistica aggiuntiva nel territorio, dato superiore a quello meridionale (70,8 €) e nazionale (103,4 €). La Campania ha tutte le caratteristiche – ambiente e cultura in primis – per incrementare l’attrattività nazionale ed internazionale. Ma il Covid ci insegna che alcune trasformazioni sono destinate a durare: investire ora in digitale, sostenibilità e diversificazione dell’offerta turistica è essenziale per essere più forti domani. Occorre quindi puntare su un turismo più “sostenibile, responsabile e intelligente” per favorire l’attrattività, la ricaduta economica e ridurre l’impatto ambientale.
Un terzo pilastro strategico è il valore del «mare» per l’economia della Campania. La regione posizionata nel Mediterraneo, un’area che pur rappresentando soltanto l’1% dei mari del mondo ha un ruolo importante nei commerci globali: è punto d’incontro di 4 grandi aree geoeconomiche, concentra il 20% del traffico marittimo mondiale, il 30% dell’Oil ed il 27% dei servizi di linea container. Se si considera l’economia marittima, la Campania ha un buon posizionamento nel contesto nazionale. Essa è seconda per numerosità di imprese (30.557), è terza per occupati (93 mila) e quinta per valore aggiunto (3,9 miliardi di euro). I porti campani mostrano segnali di ripresa dopo la crisi pandemica registrando un +10% nel comparto delle merci ed un +21% in quello dei passeggeri nei primi 8 mesi del 2021.
Un quarto pilastro strategico è il ruolo centrale dell’energia. La Campania è protagonista del Mezzogiorno per le energie rinnovabili. Nel mix di produzione elettrica è forte il peso di eolico e fotovoltaico (4,2 miliardi di kWh per le due fonti su 11,7 totali prodotte nella Regione). Considerando il complesso delle fonti rinnovabili (oltre eolico e fotovoltaico anche bioenergie e idrico), la Campania è la seconda per kWh prodotti tra quelle del Mezzogiorno (5,8 miliardi di kWh su 37 complessivi della Macroarea, pari al 16%). Quanto ai dati sul parco di generazione rinnovabile, la Campania è al terzo posto con 3.205 MW di potenza installata e quarta per numero di impianti (37.983 sugli oltre 260 mila dell’intero Sud).
“L’Accordo con Intesa Sanpaolo e il plafond di 150 miliardi messo a disposizione delle imprese a livello nazionale è un eccezionale volano per attivare investimenti privati in grado di generare un effetto moltiplicatore delle risorse del PNRR, e creare nuove prospettive di crescita sostenibile per il sistema produttivo italiano e per l’intero Paese – ha affermato il vicepresidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “Riuscire a sfruttare appieno e a scaricare a terra le potenzialità di questo Accordo diventa ancora più centrale nel Mezzogiorno che sconta dei ritardi che risalgono a ben prima dell’emergenza da Covid-19. Ora è il momento di accompagnare il Paese verso l’uscita dalla crisi pandemica e accelerare la ripresa, agendo sui driver di crescita. Serve sostenere imprese e filiere alle prese con la doppia sfida della transizione sostenibile e digitale anche favorendo gli investimenti in ricerca e innovazione. E proprio in Campania le filiere svolgono un ruolo da protagonista e rappresentano uno dei punti di forza su cui investire. La precondizione essenziale perché questo circuito virtuoso si attivi è, però, il riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese, appesantita dall’emergenza. È necessario allungare i finanziamenti garantiti e favorire la patrimonializzazione delle imprese”.
“Il nostro Gruppo conferma l’attenzione nei confronti del tessuto produttivo meridionale mettendo in campo 10 miliardi di euro per le imprese campane, nell’ambito del plafond nazionale di 150 miliardi, rinnovando l’azione congiunta con Confindustria. E’ necessario valorizzare ulteriormente le potenzialità del Mezzogiorno che rappresenta l’ottava area europea in ambito manifatturiero e ospita un quarto delle filiere del Paese. Proprio le filiere sono state un elemento di resilienza durante la crisi e oggi possono essere un propulsore per la ripartenza, insieme agli investimenti nella transizione digitale e green e alla valorizzazione del capitale umano – ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – Gli elementi alla base di questo accordo rientrano nell’ambito del nostro impegno complessivo ad attivare, nell’arco del PNRR, erogazioni a medio lungo termine per oltre 410 miliardi da qui al 2026”.