Casamicciola come il Vajont, appelli inascoltati

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(di Gennaro Savio)

Da decenni il comune terremotato di Casamicciola Terme e quello di Longarone, uno dei comuni distrutti nella tragedia del Vajont, sono gemellati da azioni di reciproca solidarietà avendo le loro comunità vissuto la distruzione dei propri territori e contato migliaia di morti a causa di terribili calamità naturali. La cosa incredibile è che dal 26 novembre del 2022, giorno dell’alluvione costata la vita a dodici isolani, Casamicciola e Longarone possiamo dire che sono gemellati da due tragedie entrambe annunciate da professionisti e giornalisti e non evitate dalle istituzioni preposte. Nella Valle del Vajont la sera del 9 ottobre 1963, alle ore 22 e 39 minuti, dal monte Toc franò giù un pezzo di montagna che finì nella diga artificiale costruita quattro anni prima e che conteneva ben 115 milioni di metri cubi d’acqua parte dei quali travolsero i comuni di Longarone, Erto, Cassio, Pirago, Castavallazzo e Codissago causando la morte di 1.910 persone di cui 1.450 solo a Longarone. Quasi 2.000 vittime la cui morte sarebbe stata evitata se fossero state ascoltate le grida d’allarme lanciate ben due anni prima, a partire dal 1961, dalla giornalista comunista Tina Merlin che con un reportage di ben 28 articoli pubblicati sull’Unità, l’allora organo ufficiale del PCI, denunciava la pericolosità della diga a causa del potenziale dissesto idrogeologico del monte Toc.

Un documentato grido d’allarme che rimase vergognosamente inascoltato dalle istituzioni preposte che non evitarono, così, l’immane tragedia annunciata per cui nel 1971, a sole due settimane dalla prescrizione, si concluse il processo con condanne lievi. Nel comune di Casamicciola Terme, nella prima mattinata del 26 novembre 2022, dal monte Epomeo è franato giù un pezzo di montagna che ha travolto la zona sottostante del Celario causando la morte di dodici persone. Una tragedia annunciata attraverso i nostri servizi giornalistici con interviste rilasciateci negli anni scorsi dal compianto Senatore Franco Ortolani, geologo di fama internazionale e dall’Ingegnere Peppino Conte che appena due mesi prima, oltre a denunciare la mancata effettuazione dei lavori di messa in sicurezza degli alvei casamicciolesi nonostante finanziati da anni, aveva previsto una possibile nuova alluvione poi verificatasi alla fine di novembre. E pensare che nelle settimane precedenti l’alluvione furono ben 23 le PEC con cui, via mail, Conte chiedeva, purtroppo invano, ai rappresentanti istituzionali deputati ad intervenire, l’evacuazione a Casamicciola delle aree sottostanti il monte Epomeo in caso di allerta meteo proprio per evitare una nuova tragedia. Ed invece, allo stesso modo di come accaduto sessant’anni prima nella valle del Vajont, anche qui il grido d’allarme è rimasto inascoltato. Intanto, nonostante i primissimi interventi di messa in sicurezza effettuati in questi mesi, a Casamicciola Terme la situazione dal punto di vista del dissesto idrogeologico resta critica e con i prossimi annunci di allerte meteo di colore arancione alcune zone andrebbero evacuate onde evitare nuove possibili tragedie. L’augurio, naturalmente, è che si faccia giustizia per quanto accaduto il 26 novembre scorso e, soprattutto, si faccia tutto quanto è possibile fare per evitare nuovi disastri.