Si chiama “machine perfusion” ed è il macchinario che consente la perfusione continua degli organi, l’ultima, in ordine di tempo, tra le acquisizioni tecnologiche del Policlinico Federico II di Napoli. Oltre ad aver destinato 10 milioni di euro per l’acquisto di tecnologie al servizio della salute, grazie ad uno stanziamento regionale, la direzione generale del Policlinico federiciano prosegue anche nell’azione di rilancio dell’attività di trapianto di rene. In questa direzione è diretto l’acquisto e l’impiego della machine perfusion, che consente di preservare l’organo in attesa di trapianto e anche di valutarne la funzionalità. È grazie a questa tecnologia che nei giorni scorsi al Policlinico Federico II di Napoli è stato effettuato – per la prima volta al Sud Italia – un trapianto di rene prelevato il giorno prima e preservato proprio grazie alla macchina di perfusione fredda continua, nell’attesa che la ricevente rientrasse e venisse preparata al trapianto.
A ricevere la donazione è stata una giovane donna campana che per ragioni di lavoro si era temporaneamente trasferita in Francia. Catja (nome di fantasia per tutelarne la privacy) era ormai rassegnata all’idea di doversi sottoporre a dialisi per il resto dei suoi giorni, per lei la donazione di rene e il successivo trapianto ha significato poter tornare a vivere.
«Parafrasando il titolo di un celebre film potremmo dire che il Centro Trapianti “ricomincia da Tre” – sottolinea il professor Roberto Ivan Troisi, responsabile del programma trapianti della Federico II di Napoli- Mi riferisco al controllo della qualità del trapianto tramite valutazione intraoperatoria dei flussi anastomotici dell’organo, alla machine perfusion per ampliare l’utilizzo degli organi attualmente disponibili in Campania e, non da meno, all’offerta dell’approccio robotico al donatore vivente di rene». Proprio rispetto al trapianto di rene da vivente, grazie alla determinazione del direttore generale Anna Iervolino, il Policlinico Federico II ha fatto negli ultimi anni passi importanti. È stato infatti rivoluzionato il programma trapianti risultando migliorato non solo nella logistica e organizzazione aziendale ma anche facilitato grazie all’integrazione delle competenze multidisciplinari, perno di un programma trapianti di standard elevato. In soli 10 mesi sono già stati realizzati 33 trapianti di cui 5 da donatore vivente, facendo del Policlinico Federico II di Napoli un polo di riferimento regionale di altissimo spessore tecnologico e professionale. Con l’utilizzo della machine perfusion si renderanno idonei al trapianto un numero di organi superiore rispetto alle attuali offerte in regione. «La nostra direzione generale – conclude Troisi – ci ha messi nelle condizioni di superare molti ostacoli prima insormontabili, aumentando notevolmente la nostra capacità di erogare prestazioni d’eccellenza e di essere attrattivi anche per pazienti di altre regioni, e questo anche durante l’emergenza pandemica». Nel caso di trapianto di rene tra vivente, si riducono sensibilmente i costi sociali, i danni e le sofferenze della dialisi, permettendo al ricevente di avere un organo che garantisce un miglior funzionamento, a breve e a lungo termine. Inoltre, i rischi per i donatori sono veramente minimi. Infatti, anche grazie al monitoraggio costante e alla maggiore attenzione agli stili di vita, i donatori viventi di rene hanno una sopravvivenza a lungo termine uguale o superiore a quella della popolazione generale.