di Mariateresa Di Pastena
Giovedì 9 Maggio, al teatro Acacia, (via Raffaele Tarantino, 10 – Napoli, ingresso gratuito, previa prenotazione al n. 3512601034), alle ore 20.30, si svolgerà la serata spettacolo “La mia vita a 300 all’ora”, condotta dall’eclettico attore Angelo Di Gennaro (e alla quale parteciperanno tanti ospiti), durante la quale sarà presentato l’omonimo libro (“La mia vita a 300 all’ora”, di Pasquale Mele, pubblicato dalla casa editrice Grafica Elettronica, 15 euro, che sarà possibile acquistare durante la serata ed il cui ricavato sarà interamente devoluto all’associazione italiana per la lotta al neuroblastoma). Ma definirlo ‘solo’ un libro sarebbe davvero riduttivo. Il suo autore, infatti, non è propriamente uno scrittore, almeno fino ad ora, anzi, il suo lavoro è in tutt’altro campo, quello delle automobili, soprattutto da corsa, che ‘cura’ con amore, come meccanico-elettronico specializzato, nella propria azienda. Ma, soprattutto, l’autore è un Papà, di quelli con la P maiuscola, al quale diversi anni fa, è il 2006, improvvisamente crolla il mondo addosso. E crolla non solo su di lui, naturalmente, ma su tutta la sua bellissima famiglia, all’epoca formata dalla moglie Filomena e da due bambini piccoli, Martina e Antonio, di poco più di un anno (e a cui poi si è aggiunta Marcella). Il percorso che porta a scoprire la malattia del piccolo Antonio è lungo ed ostacolato da diagnosi fantasma che ignorano le ripetute e vitali insistenze del suo papà, Pasquale, a cui una ‘vocina’ ed il pancino spropositatamente gonfio di Antonio ‘suggeriscono’ senza tregua che non è affatto ‘tutto ok’. Saranno proprio quella vocina e la tenacia di Pasquale a salvare il bambino, che, poco dopo, avrà una terribile diagnosi: un neuroblastoma di 13 centimetri, una patologia con un altissimo tasso di mortalità. Da lì, dopo mille telefonate, la decisione di partire immediatamente per Genova, dove sarà ricoverato all’ospedale pediatrico G. Gaslini (e nel quale, successivamente, subirà un intervento e le chemio), dal quale, però, per fortuna, uscirà, come confermeranno poi i controlli successivi, completamente guarito! Ma il libro, bellissimo e coinvolgente, adatto a tutti perché scritto in modo sorprendentemente semplice, non è incentrato tanto sulla malattia, questa montagna invalicabile che Pasquale, da vero guerriero, ha trasformato in un puntino minuscolo grazie alla forza con cui l’ha affrontata, quanto sulla purezza d’animo e sull’Amore che ogni pagina emana e che unisce Pasquale e Filomena tra di loro e ai loro figli; è un inno all’ottimismo, all’energia, che è stata trasmessa a Pasquale dalla propria famiglia d’origine e che lui, a sua volta, trasmette alla sua, come in una sorta di staffetta senza tempo, durante la quale Pasquale impara ed allo stesso tempo insegna a lottare, a non arrendersi, a rialzarsi, e, soprattutto, a metterci il cuore. Come ha fatto sempre lui, che fin da subito, con grande generosità, ha voluto sostenere l’associazione italiana per la lotta al neuroblastoma in modo fattivo e concreto, per aiutare la ricerca e quindi tutti i bambini che hanno la sfortuna di imbattersi in questa bruttissima avventura, che, purtroppo, non sempre finisce bene. Insomma, quella di Pasquale, a cui abbiamo rivolto qualche domanda, è una vita, come spiega il titolo del suo libro, sempre a 300 all’ora…
Com’ è nata l’idea del libro?
Come ha scritto Piero Plini, giornalista e mio carissimo amico, nella presentazione: “questo non è un libro, ma è la vera storia di un uomo e della sua famiglia all’inconsapevole ricerca del senso della vita, degli ostacoli che lei ti sbatte in faccia e delle magie che possono farli scomparire”. Infatti, ad essere sincero, all’inizio questo racconto l’ho scritto per me, di getto, in una sola notte, come fosse una sorta di liberazione. Poi ho avuto l’idea di trasformarlo in un libro da donare all’associazione italiana per la lotta al neuroblastoma, per raccogliere fondi per la ricerca. Così ho chiesto una mano a tanti amici, chiedendo loro cosa ne pensassero e le risposte sono state positive ed incoraggianti. La cosa più bella è stata consegnarlo al Papa quando, durante l’udienza del 18 ottobre 2017, siamo stati ricevuti la mia famiglia ed io: la speranza che porto nel cuore è che questo libro, soprattutto grazie proprio alla Sua benedizione, possa arrivare a più persone possibili, in modo da poter raccogliere tanti fondi per l’associazione.
Cosa rappresenta la serata al teatro Acacia?
La realizzazione di un sogno. Angelo Di Gennaro, che condurrà la serata, è diventato ormai un fratello, per me. E’ stato il primo a cui ho fatto leggere la bozza del libro, l’ha apprezzato tantissimo e mi ha incoraggiato a pubblicarlo. Durante la serata metterà in scena dei capitoli. Sono felice anche per la presenza della presidentessa dell’associazione, Sara Costa, e di molti medici e ricercatori, compresa una delegazione dell’associazione di Villaricca guidata da Teresa De Rosa; ci sarà anche Armando De Rosa, padre di Teresa e superattivo presidente della Pro loco, sempre di Villaricca. Inoltre ci saranno tanti artisti, tra cui il bravissimo attore Alessandro Incerto, che ha trasformato il testo in audio-libro per i non vedenti: infatti sarà presente anche un’ associazione di questi ultimi, che potranno ascoltare dalla sua voce alcune parti più significative del libro.
Com’è nata la collaborazione con l’associazione?
Mi sono subito mobilitato, all’epoca, chiedendo di poter dare il mio contributo in ogni modo possibile, non solo economico. Ad esempio, riuscii a vendere 1.200 uova di Pasqua dell’associazione, che altrimenti sarebbero finite al macero in quanto invendute, in una sola settimana, facendomele spedire qui a Napoli, e a ricavare 12.500 euro grazie alla generosità dei napoletani e all’impegno mio e di tanti amici. Da diversi anni, insieme alla mia azienda, abbiamo ideato un format, che si intitola “Pilota per un giorno”, grazie al quale si può imparare a pilotare una vera auto da corsa all’interno di un circuito, e una parte del costo della partecipazione viene devoluta all’associazione.
Quali sono stati i momenti più difficili, durante la malattia di Antonio?
Sono stati molti, in primis la scoperta del “nemico”, il neuroblastoma, superati grazie all’aiuto di Dio e a quello di medici-angeli, come il dottor Massimo Zeccolini, primario di radiologia dell’ospedale Santo Bono-Pausillipon di Napoli, che capì subito il problema, dopo che per tanto tempo, invece, era stato completamente ignorato e sottovalutato, nonostante le mie continue perplessità, e il dottor Alberto Garaventa, oncologo dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova: entrambi saranno presenti alla serata di giovedì. Ma grazie anche a tutti coloro che mi sono stati vicini, in particolare a mia moglie, Filomena, una donna eccezionale, che è stata accanto ad Antonio senza lasciarlo neanche un attimo. Io, purtroppo, ero costretto, per lavoro, a fare avanti e indietro tra Napoli e Genova, per raggiungere il Gaslini, dove nostro figlio è stato ricoverato sei mesi per ricevere tutte le cure necessarie. E’ stato terribile vedere tanti bambini che non ce l’hanno fatta… Dopo, per un lungo periodo, tornavamo periodicamente per i controlli e ogni volta l’angoscia di una possibile recidiva ci attanagliava. Per fortuna, è andato tutto bene: Antonio è guarito completamente, oggi è un ragazzo forte e bellissimo. Ed è bravissimo a giocare a calcio! Non smetterò mai di ringraziare Dio per la vita e la famiglia meravigliose che mi ha donato.