di Eleonora Belfiore
É stato presentato presso la libreria Ubik di Napoli il libro “Frammenti”, opera prima di Pino Zecca ed edita dalla casa editrice Turisa. La copertina del volume, che si presta a differenti chiavi di lettura, è impreziosita dal dipinto della pittrice Adriana Ferri.
Nella forma breve di un sussurro l’autore delinea un percorso di vita dove ciascuno di noi può riconoscersi. Il testo è un atto di affettuosa devozione nei confronti della propria terra, quel Sud che per il poeta è ancora “bellezza struggente”.
L’incontro è stato moderato dal giornalista Espedito Pistone ed ha visto la partecipazione della dottoressa Roberta Monfrecola, psicologa e psicoterapeuta, dello scrittore Gennaro Esposito e di Marina Langella che ha letto alcune tra le più suggestive poesie di “Frammenti”.
Non poteva esserci scenario migliore per il debutto di Pino Zecca: nel caos di una vita sempre più menzognera (come direbbe lo scrittore Giuseppe Montesano sulla scia del grande Aleksandr Aleksandrovič Blok) e frenetica, la libreria Ubik rappresenta un’oasi di pace e di tranquillità. Merito anche dei suoi librai che con competenza e gentilezza guidano i lettori, e potenziali tali, in un viaggio al di là del tempo e dello spazio, dove vivono le emozioni più autentiche.
“Frammenti” è una raccolta eclettica che spazia dalla poesia d’amore a quella più intima ed introspettiva, passando per un sincero omaggio alla città di Napoli.
Ma non solo; nei versi di Pino Zecca troviamo la rabbia per le ingiustizie sociali, l’orrore della guerra, le forti contraddizioni della nostra epoca, la nostalgia per un passato irrepetibile.
Un volume che tocca tanti argomenti ed al contempo uno solo: “il fattore umano” tanto caro a Graham Greene.
Napoli, città che l’autore ama tantissimo ed a cui dedica una delle sezioni più belle dell’opera, diventa allora la metafora delle luci e delle ombre che caratterizzano da sempre il nostro animo.
L’autore introduce questa sezione con il mito di Partenope, la bella sirena che non riuscendo a sedurre Ulisse si lascia morire sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo. Nel turbinio di leggende e storie, emerge l’immagine di una Napoli figlia di un prodigio fatto di speranza e di coraggio, lo stesso che portò la città a liberarsi dai tedeschi durante le Quattro Giornate, che non sono solo il simbolo di una lotta politica ma rappresentano soprattutto un atto di amore dei napoletani nei confronti della propria città, splendida araba fenice destinata a sopravvivere sempre. Persino alla sua stessa dannazione.
Di questo e di molto altro ancora si parla in “Frammenti”, opera malinconica sospesa tra passato e futuro.
Un libro che arriva al cuore dei lettori senza inutili orpelli.