di Livio Esposito
Con uno spettacolo al Sannazaro, presentato da Serena Albano e curato da Arnaldo Delehaje, Claudio Niola, Andrea Noto e Lino Zaccaria (collaborazione tecnica di Massimiliano Giuliani), è stato ricordato Antonio Sorrentino, morto venti anni fa. Una serata all’insegna della tristezza, ma anche allietata dalle emozioni trasmesse dai tanti amici che lo hanno commemorato. Ognuno mettendone in risalto le grandi artistiche e le sue splendide doti umane. Si sono esibiti Mario Maglione, Monica Sarnelli, Lello Giulivo, Gianni Lamagna, Anna Spinuso, Patrizia Spinosi,mentre sul video scorrevano le immagini delle sue interpretazioni, dalla platea intervenivano a ricordarlo Giacomo Rizzo (ha saputo introdurre una vena di allegria che ha rotto il clima di malinconia), Lucia Cassini, Antonella D’Agostino, Angelo Di Gennaro, Rodolfo Fiorillo, Bruno Lanza, Gianni Minuti, Domenico Varrriale, Maria Pia Lombardo, Antonio Acocella, Annamaria Colasanto e Sally Monetti, autore, con il padre Eddy delle canzoni di apertura e chiusura interpretate da Antonio Sorrentino. Contributi audiovisivi di Gigi D’Alessio, Antonio Sasso e Federico Vacalebre. Organizzazione della Music in Sud, in collaborazione con il teatro Sannazzaro. Media partner Canale 21 e Radio Amore.
Antonio Sorrentino morì che aveva appena 38 anni, ma una lunga carriera artistica alle spalle e soprattutto la prospettiva di un avvenire ancora più brillante. Era un artista eclettico, in grado di trasformarsi da appassionato interprete della melodia classica napoletana ad attore-scugnizzo di impostazione vivianea, ad autentico show man, in grado reggere il palcoscenico con gags, battute e recite a soggetto. Forte di una scuola di vita maturata nel suo quartiere di nascita, Forcella, Antonio aggiunse alla sua verve popolare un sano tocco di cultura artistica, maturato con lo studio della musica e del teatro, grazie in questo ultimo caso soprattutto all’incantesimo che aveva saputo creare con Pupella Maggio. Lo chiamavamo lo “scugnizzo elegante”, per i suoi tratti distinti, ai quali accoppiava una innata generosità nella vita di tutti i giorni, circondato da una famiglia premurosa e da uno stuolo sconfinato di amici.
Lo spettacolo era stato il suo habitat sin da bambino, con le prime esibizioni che risalgono addirittura a quando aveva sette anni. Poi, sempre adolescente, le prime comparse al teatro Duemila, dove si esibivano Mario Merola e il fratelli Maggio. Una scuola, un apprendimento che lo forgiarono definitivamente. Nacque così Toni Rock, nome d’arte, con il quale si presentava in pubblico ai primi concerti interpretando soprattutto le canzoni di Massimo Ranieri e di Wess. Ma ben presto emersero le sue doti poliedriche e dal canto si allargò al teatro, con riuscitissime interpretazioni di Gilda Mignonette e di alcune opere di Viviani, mediate dalla regìa di Roberto De Simone, di cui diventò ben presto pupillo. Da allora il decollo di una carriera costellata da numerosi premi e da esibizioni accanto ad autentici mostri come Peppino di Capri, Roberto Murolo. Prima che la malattia lo aggredisse irrimediabilmente era entrato a far parte del cast di “Scugnizzi”, il fortunato e celebre musical di Claudio Mattone.