Tanti auguri Presidente Fiumi di parole, di inchiostro, di commemorazioni televisive, di immagini rievocative ed evocative si sono sprecate per gli ottant’anni di Silvio Berlsuconi. Imprenditore vincente, editore vincente, presidente dell’A.C. Milan vincente, leader politico vincente, un uomo che nel bene e nel male ha monopolizzato ogni scena di ogni palcoscenico della recente storia d’Italia per la sua instancabile voglia di fare. Negli anni dell’opinione pubblica distratta, cui il presidentissimo ha contribuito ad alimentare con una incalzante tv spazzatura, soltanto una certa magistratura nei confronti del suo crescente potere e del suo impero, ha cercato di ristabilire, anche accanitamente, le regole della democrazia. Ne è scaturita una guerra dei trent’anni tra la magistratura, etichettata di sinistra, Berlusconi e il suo potentissimo arsenale, sostenuta, a detta di molti, dalla P2 e dai suoi successori, trasformando nel tempo mister sorriso in un cinico terminator. Dai palazzi di Milano 1, Milano 2, Milano 3, alle tv private milanesi poi divenute Canale 5, Italia 1, fino alla Mondadori, quindi rete 4.
Oscurato il suo potere mediatico da tre pretori: di Roma, Torino e Pescara, per la mancanza di una legge che disciplinasse la materia, ritrovava la luce con un decreto legge divenuto poi legge ma con voto segreto e con tanto di franchi-tiratori. Le polemiche roventi tra comunisti e demitiani da una parte e socialisti dall’altra sul tema della libertà di informazione garantita dalla costituzione, trovarono libero sfogo nella possibilità fornita dalla legge Mammì a “Sua Emittenza” di accedere a quella visibilità tanto anelata e finalmente raggiunta. Da allora il biscione, Publitalia e la Standa entrarono nelle case degli italiani, cui l’opinione unica sembrava essere prostrata ad unico credo, instillando emozioni e prospettive mai provate e ritenute irraggiungibili, illudendoli al punto tale di poter realizzare il sogno americano in stile italiano, con insostenibili investimenti. Il Milan acquistato e rilanciato delle belle ma non sempre limpide vittorie in Italia, in Europa e nel mondo, riflettevano l’immagine dell’uomo nuovo in tutte le latitudini. Vincente al punto tale che intercettato il crescente malcontento degli italiani verso l’anacronistico duello politico democristiano/comunista, scendeva in campo fondando un partito dal nome populista, demagogico si, ma dall’effetto altisonante come “Forza Italia”, con tanto di inno, che unendo i desaparecidos dello scudo crociato, i socialisti della prima repubblica, tutti gli uomini di destra e i leghisti/separatisti, andava ad occupare i posti vuoti lasciati dallo sfaldamento della prima repubblica, contro quella sinistra italiana oramai vicina ad abbandonare gli scranni dell’opposizione.
Gli avvisi di garanzia, i conflitti di interesse, nessuna legge antitrust, la discussa amicizia con Dell’Utri e forse con la mafia, i lati chiaro/oscuri ne hanno offuscato tristemente l’immagine. Tre volte sull’altare: 1994; 2001 e 2008; e tre volte nella polvere: tradito da Bossi nel 1996; nel 2006 e ancora oggi, è uscito ridimensionato dai voltafaccia della politica, dai vari bunga bunga e da una feroce informazione maggiormente interessata alla sua vita privata che a quella istituzionale. Oggi appare relegato in un angolo solo perché usurato dall’età e dai suoi acciacchi, dal quale sembra guardare con sufficienza tutti quei personaggi della politica attuale che tutto sommato ne fanno sentire anche la mancanza. Al netto del delirio di onnipotenza una certa rivoluzione comunque l’ha condotta. Ma come spesso è accaduto nella nostra storia patria, molti ne sono rimasti avvinti, alcuni vinti, ma molti altri freddamente distaccati. Tanti auguri Presidente. Se fu vera gloria solo ai posteri verrà demandata l’ardua sentenza.
Fabio de Paulis