Portare l’alta ristorazione sul lungomare più bello del mondo e, contemporaneamente, valorizzare un alimento napoletano di adozione: il baccalà.
E’, in estrema sintesi il format di BaccalàRe, la rassegna gastronomica giunta alla sua terza edizione e divenuta oramai un imprescindibile punto di riferimento per gli appassionati di questo prodotto e che vanta oggi il patrocinio di Regione Campania, Città Metropolitana, Comune di Napoli e Unioncamere.
Un evento, organizzato da Vincenzo Varriale, centrato su eleganza e alta qualità.
Un’offerta esclusiva e irripetibile. Ben 11 chef stelle Michelin: Peppe Aversa del Buco di Sorrento, Francesco Franzese di Casa del Nonno 13 di Mercato San Severino, Paolo Gramaglia del President di Pompei, Domenico Iavarone di José restaurant della tenuta Villa Guerra di Torre del Greco, Giuseppe Misuriello di Locanda Severino a Caggiano (Sa), Stefano Giancotti di Veritas di Napoli, Fabio Pesticcio de Il Papavero di Eboli, Pasquale Palamaro del ristorante Indaco del Regina Isabella di Ischia, Angelo Carannante del Caracol di Bacoli, Paolo Barrale e Luigi Salomone. Un pastrychef del calibro di Antonino Maresca e due pizzerie particolari: quella di Isabella De Cham per la pizza fritta e Rosario Izzo di “Napoli1820”
I piatti, dall’antipasto al dolce, saranno realizzati esclusivamente con un baccalà di prima scelta.
Tutti gli chef utilizzeranno solo la parte più pregiata del pesce: il cuore di filetto del miglior baccalà in circolazione, il Gadus Morhua.
Saranno inoltre disponibili piatti stellati per celiaci (da: Il President, Il Buco, Josè, Caracol e Paolo Barrale).
BACCALÁ E CHAMPAGNE: ECCO LO SKREI BAR
In un happening serale non potevano mancare le bollicine. Francesi. Lo champagne abbinato al baccalà farà del lungomare di Napoli la terrazza sul mare più ambita della città: alle 18 gli “Aperibaccalà”, un modo moderno e cool di vivere le serate. Una carrellata di sofisticati finger a base del pregiato filetto del Nord Europa abbinati a prestigiose etichette di Reims.
Per quattro giorni Napoli avrà il locale che mancava: disinvolto ed elegante, con appetizer di livello. Uno “skrei bar” (dall’antico nome del merluzzo norvegese selvaggio, magro e saporito) che non avrà nulla da invidiare agli oyster bar europei frequentati da imprenditori