di Marco Martone
C’era una volta il tifo, quello vero e disinteressato. C’era una volta l’amore per la maglia, la passione per i colori e la bramosia per conquistare un trofeo, non quello sportivo, quello simbolico. La maglietta appunto, quella indossata dai calciatori, dai propri beniamini. C’era chi per averne una era disposto a scavalcare muri, “invadere” campi, supplicare campioni.
Altri tempi, altro calcio, altre persone oseremo dire. Oggi nella curva ci vanno tanti, troppi personaggi prezzolati, interessati a tutto, tranne a che alla propria squadra del cuore. Tifosotti da strapazzo manovrati e manovrabili, legati a doppio filo a un passato recente che, per fortuna, non tornerà. Perché con quel passato ha deciso di chiudere i ponti il presidente De Laurentiis.
Il rifiuto della maglia di Callejon, andato sotto la curva per ricevere l’applauso della sua folla, è un gesto ignobile, triste, penoso e autolesionista. È il rifiuto di un simbolo, quello che lega la squadra della città ai propri sostenitori. E una sorta di ossimoro nel mondo del calcio, dove la simbiosi con i colori, con la bandiera e con la maglietta, appunto, dovrebbe essere al di sopra di tutto, anche dei risultati.
Lo dimostrano, per fortuna, tifosi in tutto il mondo, pronti a piangere per i propri beniamini, dopo una sconfitta, magari anche dopo averli legittimamente criticati. L’episodio di Frosinone, a poche ore dall’esposizione di insulsi striscioni, che rivendicano l’attuazione di un qualcosa su cui il Napoli sta lavorando, e bene, da 15 anni, il progetto, è uno dei momenti più bassi e vergognosi della storia del tifo partenopeo. Frutto dell’atteggiamento di una minoranza, che purtroppo fa rumore e che trova terreno fertile in una parte della stampa, quella che trova spazio e consensi sui social e che fa danni irreparabili.
Frosinone-Napoli è tutta qui. Le magìe di Younes, la punizione gioiello di Mertens, che raggiunge Maradona, la buona prova di Luperto, la Champions conquistata e il secondo posto quasi blindato, sono un dettaglio. Una bazzecola di fronte alla irritante maleducazione di un manipolo di farabutti. È il Napoli che “merita di più”, tifosi diversi, innamorati, disinteressati, come tanto tempo fa.