La nobile arte della boxe e le Olimpiadi hanno un rapporto sempre molto particolare. Infatti, nella massima rassegna sportiva, fino alla passata, non partecipavano i professionisti, ma bensì i dilettanti.
La Federazione Mondiale ha deciso sulla possibilità di far accedere e partecipare anche i professionisti. Si è discusso tanto su questa svolta presa dall’AIBA. È davvero difficile stabilire quali siano i pro ed i contro. Ciò che è certo che nel pugilato i colori azzurri si sono sempre fatti valere. Una delle punte azzurre a Rio de Janeiro sarà, secondo le proiezioni olimpiche di Sports.bwin.it, sarà Clemente Russo, pugile 34enne di Marcianise.
“I professionisti alle Olimpiadi? Ben vengano. Daranno più risalto mediatico al nostro torneo. E questo è un bene. Ma stiano in guardia, perché quando me li troverò di fronte dovranno essere loro a preoccuparsi. Noi siamo più agili e più veloci. Penso che ne vedremo delle belle. Anzi, ne sono proprio convinto”, queste le parole del boxeur campano in una recente intervista rilasciata a Repubblica. Insomma, il buon Clemente ha voluto dire la sua sulla questione, mostrando rispetto e ammirazione, ma anche determinazione, concentrazione, cattiveria e sicurezza nei propri mezzi.
L’avvicinamento all’appuntamento olimpico procede spedito e lontano dalle luci della ribalta, come accaduto in altre occasioni. C’è però una grande motivazione e una grande fame. Una fame d’oro. Dopo due argenti consecutivi, a Pechino e a Londra, è davvero arrivato il momento di prendersi il metallo più prezioso. Anche perché, vista l’età, quella di quest’anno sarà quasi sicuramente l’ultima occasione.
Un vero e proprio gigante buono. È così che può essere tranquillamente definito Clemente Russo. Lo dimostra il suo continuo impegno nel sociale. Un lottatore anche nella vita di tutti i giorni, dove servono pugni ancor più forti di quelli che si danno agli avversari sul ring. A dimostrare la sua bontà d’animo, si può citare la sua partecipazione ad un’asta per aiutare i bambini malati di leucemia in cura al Centro Maria Letizia Verga di Monza insieme al ciclista Elia Viviani alla fiorettista Elisa Di Francisca e alla ginnasta Marta Pagnini.
L’ha spiegato lui stesso sul suo profilo Facebook. “Sono qui per raccontarvi una piccola storia. Io e altri tre miei compagni di squadra qualificati per le olimpiadi di Rio 2016 per un giorno si ci siamo trasformati nei Fantastici quattro. Io sono la Cosa e ognuno di noi ha messo all’asta propri indumenti per raccogliere fondi che saranno poi devoluti per comprare un macchinario che darà la possibilità a molti bimbi colpiti dalla leucemia di potersi curare in day hospital”.
Ci sono davvero poche parole da aggiungere. Si potrebbe dire, usando un esagerato, ma voluto, eufemismo, che chi vive dando pugni è capace di aiutare chi prende cazzotti ben più pesanti da quel cattivo mostro che ogni tanto è la vita. Questo è Clemente Russo. Ed è forse anche per questo che quella tanta voluta medaglia d’oro sarebbe un premio, oltre che per l’atleta, anche per l’uomo. Perché è la persona che viene prima di tutto. E troppo spesso tendiamo a dimenticarlo