Si è svolta ieri sera nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria Federico II di San Giovanni a Teduccio, ex Stabilimenti Cirio, la presentazione del libro di Peter Signorini “Come natura crea, Cirio una storia italiana”, curato da Alberto Signorini ed edito da Mondadori, in prossima uscita il 17 gennaio. A corredo l’allestimento di una mostra con documenti, locandine, stampe e oggetti d’epoca.
Sul palco il giornalista e scrittore Antonio Galdo ha introdotto tutti gli ospiti che hanno ripercorso la storia dell’industria agro-alimentare d’Italia irradiata dal Meridione grazie alla Cirio e parlato di ciò che da quel modello imprenditoriale della dirigenza Signorini deve essere riacquisito e conservato per la rinascita e lo sviluppo dell’intero territorio.
All’incontro hanno preso parte Valeria Fascione, Assessore per l’Internazionalizzazione, Startup e Innovazione della Regione Campania, Alessandra Clemente, Assessore ai giovani del Comune di Napoli, Ambrogio Prezioso, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Giorgio Ventre, direttore del dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università Federico II.
“La Cirio racchiudeva in se’ innovazione, ricerca e qualità. Questa storia di eccellenza ci da l’idea che bisogna valorizzare i nostri territori e lavorarli puntando ad una visione globale rispettando la tradizione”, sottolinea la Fascione. Come Anche l’Assessore Clemente “se non coltiviamo le nostre radici non capiamo la storia che ci precede. I giovani devono ripartire da questo e devono ritornare sul territorio e studiare modelli di impresa come quello rappresentato dalla Cirio. Chiedo a Peter ed Alberto che il loro libro arrivi sui banchi delle nostre scuole”. “E’ per questo che la nostra Università”, spiega Ventre, “vuole essere aperta al territorio, cerchiamo di rispettarne il passato e la ciminiera convertita con funzione tecnologica ne è un simbolo. C’è una continuità emotiva e logica nella nostra presenza qui, un luogo di sviluppo che produce idee e che ha una responsabilità di rinnovamento e di rinascita territoriale. I nostri giovani devono rimanere, se molti ragazzi vengono da lontano per sviluppare qui delle app perché non devono farlo i nostri”.
“Io ero un adolescente quando la Cirio è stata venduta”, replica Alberto Signorini, “e quando lasciai l’Italia avevo una sensazione di impotenza, allora la situazione era peggiore, ora intravedo qualcosa, un segnale positivo. Ho letto documenti per due anni, documenti aziendali, di famiglia, storici. Mi ha colpito l’immensità delle cose fatte in un periodo comunque non facile. Ma questo continuo informarsi, innovare e realizzare è stato possibile grazie alla precisione dei Consigli di Amministrazione, un motore eccezionale”.
Le parole di Peter Signorini, rivolte ai discendenti di quei CdA, concludono il lungo e sentito incontro. “Rimpianti certamente ne ho, ma ho anche una grande consolazione, rappresentata da un documento che ritrae l’embrione della nostra storia: la Costituzione nel 1899 delle Società Riunite di Conserve Alimentari Pietro e Clemente Cirio, Bandini, Narizzano e Signorini. A distanza di 117 anni posso dire che in qualche modo quei signori sono ancora presenti tutti perché in sala c’è Cecco Bandini trisavolo di Francesco Cirio. Questo filo che unisce passato e presente è una caso davvero commovente perché dimostra che il nome Cirio è ancora vivo e presente negli scaffali”.
L’applauso dell’aula gremita, con centinaia di persone giunte a rendere omaggio a Peter e Alberto Signorini, discendenti di quel Pietro Signorini fondatore della Cirio che moriva proprio cento anni fa tornando di sera tardi dalla sua fabbrica, rompe il silenzio e rinforza i ricordi. Uno per tutti raccontato sul palco dal Signor Antonio Durante, “Entrare a far parte della famiglia Cirio era un sogno di tutti i giovani della zona. Era una scuola, di vita e di lavoro. Io entrai come stagionale, poi operaio di quinto livello. Sino a quando dopo scarsi quindici anni il signor Paolo mi chiamò in ufficio e mi disse che aveva una lettera per me. Ero diventato impiegato di primo livello, il massimo. Se mi è permesso dire, ogni volta che vedo i Signorini io mi commuovo”.
La voce di Patrizio Rispo che ha letto in aula parti dei brani “La notte del passaggio”, “Il marchio diventa arte”, “Don Paolo e gli scugnizzi” ha dato vita a tanti altri ricordi e lo stesso Rispo ha sottolineato l’attenzione rivolta dai Signorini ai dipendenti e alle loro famiglie. “Io qui ci venivo a giocare e ho scoperto una eccellenza del welfare quando ancora la previdenza sociale come la intendiamo oggi praticamente non esisteva”.