(di Marco Martone)
Hanno chiuso la curva della Juventus, per un turno. Decisione attesa, invocata e probabilmente condivisa da tutti. Siamo altrettanto certi che si tratti della scelta più giusta e opportuna da adottare? Un provvedimento punitivo ha efficacia se da esso scaturiscono comportamenti più consoni alle disposizioni di legge, se tende a limitare se non impedire ingiustizie e anomalie del vivere sociale.
La multa all’automobilista che attraversa l’incrocio ignorando il rosso, tanto per dire, ha un senso perché lo indurrà a fermarsi al semaforo il giorno seguente. Il cattivo voto allo studente gli impone di studiare di più, per evitare altri insuccessi scolastici. Alla punizione, quasi sempre, si associa un’assunzione di responsabilità da parte del soggetto colpito.
Siamo convinti che questo principio sia applicabile anche al calcio, che in quanto a logica sembra averne smarrito la strada già da un po’ di tempo? Cosa scatta nel cervello, assai limitato, di tante persone tanto da trasformarle in stupide marionette da circo e pronte ad aprire bocca per farne uscire le più becere nefandezze, contro i giocatori di colore, piuttosto che contro i meridionali? E perché quelle stesse persone si comportano in maniera assai diversa se inserite in contesti alternativi al calcio?
Forse che i 40mila dello Stadium avrebbero urlato gli stessi cori infami contro i napoletani, se allo stadio torinese si fosse esibito Edoardo Bennato o Pino Daniele? Non sono le stesse persone che poi vanno al teatro ad applaudire Massimo Ranieri? Oppure il “sapone” da usare viene tirato fuori anche a teatro, al cinema e in discoteca?
Il problema, quindi, non è tanto di discriminazione territoriale e forse nemmeno di razzismo. La maggior parte dei cori contro il Napoli, sabato scorso, come ogni domenica e in ogni stadio italiano, arrivano da ragazzi meridionali, figli di meridionali, alcuni di loro residenti tra Cercola, Pozzuoli, Scafati e Ischia. E allora che senso ha tutto questo? L’illogicità e l’idiozia perseverante, che droga il fenomeno calcio e che porta un buontempone di Pozzuoli ad esporre uno striscione nel quale si “rivendica” una Napoli “bianconera” (un ossimoro), fa perdere di vista il vero nemico da combattere. La mancanza di cultura!
La stessa che appartiene ad altre discipline sportive, il rugby su tutte e che accomuna tifoserie rivali e provenienti da ogni parte dello stivale. Perché se lo sport unisce e il calcio divide, vuol dire che qualcosa è stato sbagliato in questi anni e che, adesso, non c’è più alcun rimedio. Neanche chiudere le curve, le stesse nelle quali vanno a vedere la partita anche tante famiglie e persone perbene, che sanno essere “se stesse”, allo stadio come altrove.