(di Mariateresa Di Pastena)
Simpatico, solare, affabile, divertente: ci riferiamo sia al bravissimo attore, Cosimo Alberti, che al suo personaggio, Salvatore Cerruti, il vigile che interpreta in “Un posto al sole”, l’amatissima e longeva soap di Rai tre. Si divide tra il set, il teatro, le scuole di danza in cui insegna e la scrittura, l’attore poliedrico che nella soap si trova spesso a fare da mediatore nei diverbi amorosi dei suoi colleghi, oltre che a dirimere i propri. Garbato, schietto, gentile, e di nuovo parliamo sia della persona che del personaggio, Cosimo sembra sospinto da un’aura di freschezza e leggerezza. Infatti è riuscito a portare, nelle case dei tantissimi appassionati di Un posto al sole, con il suo personaggio, e con una semplicità ed una sensibilità disarmanti, una tematica delicata, non nuova alla soap, nonostante i tanti pregiudizi striscianti la rendano non facile da proporre, quella dell’omosessualità. Ma d’altra parte, sul set si affrontano spesso e volentieri tematiche attuali e sociali, che, alternate a scene ironiche e divertenti, fanno di Un posto al sole un mix unico e vincente.
Cosimo, tu interpreti un personaggio di spessore, Salvatore Cerruti, un vigile che non nasconde la propria omosessualità e attraverso il quale la soap, quindi, manda un messaggio molto importante al pubblico. Hai davvero una grande responsabilità…
Hai detto la parola giusta: responsabilità! Infatti, all’inizio quando ho “conosciuto” il mio personaggio, ero titubante. Avevo un po’ di timore nell’interpretarlo, perché una parte dell’Italia, purtroppo, secondo me, non è ancora pronta. Poi, però, ho fatto mio, ed voluto diffondere, proprio il messaggio antiomofobico in modo molto leggero e naturale, proprio per cercare di entrare in casa delle persone in punta di piedi. Eppure, tra le persone che mi riconoscono e mi fermano per strada, alcuni non nascondono la loro perplessità e si dissociano dalla mia scelta, mostrandosi dispiaciuti, come se fosse una cosa strana e addirittura umiliante interpretare un gay! E io devo stare là a convincerli che non c’è proprio niente di strano o di anormale! Insomma, provo a farli riflettere, con santa pazienza!
Pare che tu ci abbia messo un po’ di tempo, e tanta tenacia, a conquistare il tuo “Posto al sole”…
Effettivamente sì! Ho fatto vari provini, tra cui nel 1996 per la prima stagione di Un posto al sole. All’epoca mi fu detto che avevo un’impostazione troppo teatrale e fui scartato, ma non mi sono arreso, ci ho provato varie volte perché ci tenevo troppo e perché è una produzione di casa mia. Sono molto campanilista ed ogni volta che vado sul set sono felicissimo, non mi pesa neanche svegliarmi presto, quando capita. Io lì mi sento a casa, ci sto proprio comodo, ecco. E ci metto grande impegno e passione, mi preparo con molta professionalità, come in tutto ciò che faccio…
E si vede! Infatti, nella tua carriera si alternano, brillantemente e da sempre, tv, teatro, danza, canto…
Ho sempre adorato la pizzica, i miei genitori sono salentini. Amo la tammorra, le origini della danza popolare. Ora sono dieci anni che la insegno, qui a Napoli, in tre sedi diverse, e la porto in giro in varie regioni. Sono stato in Puglia, in Sicilia ecc.
E addirittura in Turchia….
Sì, fui contattato da un napoletano che lavora come interprete nel Consolato italiano a Istanbul, che aveva visto delle mie esibizioni. Sono andato lì ed ho “presentato” la tammurriata, che, paradossalmente, è nata proprio da quelle parti: sono rimasti sbalorditi! Poi ho tenuto un seminario, rappresentando la mia regione: è stata una bellissima esperienza.
Adoro tutto ciò che appartiene alla tradizione, anche se molto spesso, paradossalmente, la parola “tradizione” non viene intesa nel suo vero significato. Questo termine viene da “tradire”, e infatti, ognuno tramandando qualcosa, in questo caso la danza, ci mette del suo, la personalizza.
Tu che tipo di insegnante sei, sempre ironico, o severo?
Io associo la mia verve di attore comico ai passi di danza, quindi no, non sono mai severo. La danza è arte, ma soprattutto divertimento. Anche se lo studio è importante: nell’approfondire i miei studi, ho scoperto, ad esempio, che la tarantella napoletana è stata inventata soltanto nel ‘700 per allietare i Borbone!
E ti sei cimentato anche nella scrittura…
Ho sempre avuto la mania di scrivere, da bambino scrivevo poesie, la prima l’ho scritta per mia madre. Le conservo tutte. Il libro è nato per caso: poiché alle mie corsiste tramando le mie conoscenze, che trascrivo a modo mio su delle schede tecniche, una di loro ha letto delle mie poesie, racconti, appunti, e, avendo una casa editrice, mi ha proposto di pubblicare il libro, che si intitola “Tammurriata. Riti e miti di una sirena millenaria”. Ogni volta che lo presento, lo faccio in modo originale, in versione spettacolo: recitando, ballando e cantando.
Quali progetti realizzerai, ora?
Un altro libro, per l’anno nuovo! Incentrato sul teatro… Infatti, è un dramma teatrale ispirato alla leggenda napoletana “Il diavolo di Mergellina”, e poi una commedia con la compagnia di Salvatore Sannino, nella quale torno in scena ancora una volta con Danilo Rovani. E’ tratta da “Tre pecore viziose”, di Eduardo Scarpetta, ma è una versione moderna, quasi avanguardistica.
Un artista davvero eclettico: qual è il segreto per riuscire a conciliare tutte queste attività e qual è quella che più ti rappresenta?
Mi rappresentano tutte, e in tutte metto tanto entusiasmo, che è anche il segreto per restare giovani!