Marco Martone
Inutile cercare a tutti i costi un colpevole. La debacle sportiva che sta vivendo il Napoli ha radici, forse, diverse e più profonde di quelle che l’apparenza e la superficialità di giudizio portano a credere. Sul banco degli imputati, in queste settimane, ci sono finiti Carlo Ancelotti, per il suo modo di essere un leader calmo, senza personalità e giusta cattiveria. Per il modulo tattico adottato, per il fatto di aver affidato al figliol prodigo la gestione di alcune mansioni che, evidentemente, a qualcuno del gruppo non sono piaciute. Poi è toccato al presidente De Laurentiis e ci mancherebbe pure che potesse finire tra gli assolti in questa situazione da tregenda calcistica.
Il patron (pappon) avrebbe sbagliato tutto. Campagna acquisti, gestione dei rapporti con la squadra, adozione di codici comportamentali e questione rinnovi di contratti. Senza contare le frasi “ingiuriose” (?) rivolte a qualche calciatore, che si sarebbe sentito così profondamente offeso nell’intimo dal condizionare, da quel momento, tutte le sue prestazioni in campo. Adesso l’indice accusatore è stato rivolto verso Cristiano Giuntoli, il dirigente nascondino e di poche parole, la cui colpa sarebbe quella di aver sbagliato le scelte in sede di calciomercato. Poi c’è anche chi, con una capacità di giudizio fuori dal normale e notevole sforzo di fantasia, se l’è già presa con Rino Gattuso, incapace di dare la “svolta” e finito, anche lui, nel tritacarne.
Tutti brocchi, insomma, alla guida del Napoli. Gli unici ad essere “salvati” dalla gogna mediatica, sono i poveri soldatini di piombo, vittime di un presidente cattivo, di un tecnico che non li sapeva allenare, di arbitri e di sfortuna. E allora ci sarebbe da chiedersi come mai i vari Mertens e Callejon si sentano offesi, ora, delle parole del patron e non si siano “ribellati” in tutti questi anni, visto che De Laurentiis è alla guida della società da oltre dieci e che non si è mai distinto per la pacatezza delle sue dichiarazioni e la diplomazia. Insomma, Aurelio è sempre stato questo, nel bene e nel male e proprio non si comprende il perché, solo ora, una frase detta in maniera un po’ avventata (andate a fare i marchettari in Cina), abbia provocato conseguenze così devastanti nello spogliatoio.
La questione rinnovi poi fa sorridere. Eh si, perché almeno stando alle dichiarazioni ufficiali (le sole che contino veramente), i due calciatori in questione hanno rifiutato un rinnovo alle stesse condizioni, chiedendo un prolungamento con tanto di ritocco sull’ingaggio. Eppure l’età passa per tutti (anche per fenomeni come Cristiano Ronaldo) e pretendere la luna a 32 anni suonati non è facilmente comprensibile. Poi c’è la vicenda ammutinamento e multe, dove tutti sono carnefici e vittime della stessa vicenda ma a pagarne le conseguenze, per ora, sono solo i poveri tifosotti che ancora ci credono.
Anche Ancelotti, con tutti i suoi difetti, era lo stesso che allenava Insigne e compagni lo scorso anno, quando la squadra, nonostante tutto, ha terminato la stagione al secondo posto. Obiettivo che quest’anno è sfumato quando eravamo ancora abbronzati dal sole d’agosto… E c’era anche il figlio Davide, fino a prova contraria. Quindi il malessere improvviso non si capisce proprio. Stesso discorso potrebbe essere fatto per Giuntoli, definito “incapace, improvvido, lento nelle trattative e non adatto a una piazza come Napoli”. Quindi giusto “chiederne la testa”. Ma non era Giuntoli il direttore sportivo negli anni in cui il Napoli è stato l’unico avversario credibile della Juventus? Non era lui quello che ha condotto campagne acquisti che hanno portato a Napoli giocatori richiesti da tutta Europa. Non è stato lui, con il presidente, a rifiutare offerte milionaria per trattenere Napoli campioni, veri e presunti? Non era sempre lui a lavorare nel Napoli defraudato di uno scudetto. Oggi però è un incapace…
E allora ecco che occorrerebbe un po di equilibrio, lo stesso che manca alla squadra in questo periodo. E la capacità di chiedersi, sul serio, cosa ci sia dietro questa crisi senza precedenti, di gioco, risultati e concentrazione. Comprendere quanto sia influente, ad esempio, l’assenza dei tifosi delle curve (non dettata dalla crisi di risultati ma da altre motivazioni, più o meno comprensibili), sulle prestazioni della squadra. Quale nesso ci sia tra la mancanza del tifo e l’assenza dei risultati. Così, tanto per sapere se il Napoli può fare a meno dei propri sostenitori più caldi, che in passato hanno “vinto” da soli molte partite. Una città viscerale come la nostra non può fare a meno del suo pubblico e se questo deve portare a qualche tipo di “compromesso”, sarebbe il caso di pensarci. Senza trasgredire le regole e nel rispetto di tutti.