di Marco Martone
Dispiace dirlo ma questa volta non ci sono giustificazioni che tengano. Non è il rigore negato ad Osimhen, non la forza dell’avversario e non certo l’assenza di Malcuit e Tuanzebe (uniche defezioni di un organico al gran completo), che possono spiegare una prestazione tanto deludente, al limite dell’indecoroso. Contro un Milan poco più che sufficiente, reduce tra l’altro dalla fatiche del derby di Coppa Italia, la squadra di Spalletti ha dato il peggio di sé dal punto di vista tattico, tecnico, atletico e soprattutto mentale. Non un tiro nello specchio della porta per tutta la partita, non una vera occasione da rete, mai una giocata di rilievo. Novanta e più minuti giocati come se fosse una partita da fine stagione e non, invece, la gara più importante degli ultimi anni, quella che poteva aprire le porte verso un traguardo assolutamente impensabile ad inizio anno ma che si stava facendo terribilmente concreto.
La sconfitta contro il Milan porta con sé amarezza e tanti interrogativi, cui il tecnico dovrà dare una risposta, al di là delle frasi ad effetto e dei mantra motivazionali di metà settimana. Spalletti dovrà capire e magari spiegare, perché Insigne è sparito dalla circolazione, ad eccezione della buona gara contro la Lazio, perché Osimhen si danni l’animo per 90 minuti ma ancora una volta non trova la via del gol contro una squadra di primo livello, perché gli esterni stiano facendo tanta fatica, Politano sembra l’ombra di se stesso e soprattutto perché si tardi a sostituire durante alcune partite i giocatori visibilmente in difficoltà, come Zielinski, Fabian e lo stesso capitano. Ieri Ounas ha mostrato almeno di avere più voglia e qualche minuto in più meritava di giocarlo.
Detto questo sarà bene evitare il rischio di cadere nel vizio tutto partenopeo di gettare il bambino con l’acqua sporca e deprimersi più del dovuto. L’obiettivo reale della stagione, la qualificazione alla Champions, è ancora tutto da conquistare. La Juventus risale e Atalanta e Roma non sono ancora tagliate fuori dalla corsa. Domenica c’è lo spauracchio Verona, che non evoca ricordi molto piacevoli. Sarà il caso di metterci un po’ di voglia e dare qualche risposta ai tanti interrogativi.