Chi si nasconde dietro lo pseudonimo Elena Ferrante? Se ne discuterà martedì 14 (Salone Fideuram, Palazzo Nunziante, Via Morelli 7, ore 18), in occasione della presentazione del libro di Lino Zaccaria “Elena Ferrante, chi è costei?” (Graus Edizioni), organizzata dall’Associazione Nazionale Carabinieri, coordinamento provinciale di Napoli e per essa dal coordinatore, avvocato Pasquale D’Errico, che farà anche da moderatore dell’evento. Ne discuteranno con l’autore il giornalista e scrittore Gigi Di Fiore e l’esperto in comunicazione e avvocato Pietro Del Prete.
E’ il “giallo” più avvincente della letteratura mondiale contemporanea. Da trenta anni, un primato assoluto, c’è una scrittrice (o uno scrittore) italiana che vende milioni e milioni di copie, che viene tradotta in più di quaranta paesi, che riceve premi ed osanna (ma anche qualche contestazione dalla critica) e che riesce a celare la sua identità. Si nasconde dietro il celeberrimo nom de plume di Elena ferrante, è un cult soprattutto in America, nei paesi anglosassoni, in Svizzera, nei paesi nordici ed ha fatto centro anche in nei paesi arabi, in Cina, in Giappone. Insomma un fenomeno universale. In Italia il suo lavoro più famoso, la quadrilogia di “L’amica geniale, continua a spopolare seppur a distanza di quasi dieci anni dall’uscita dell’ultimo volume, grazie anche alla Rai, che ha già riprodotto sugli schermi i primi tre volumi e che in attesa di mandare in programmazione il quarto (stanno girando le riprese) ha programmato proprio in questi giorni le repliche dele prime tre puntate. Un megafono straordinario per i libri della Ferrante, che infatti, proprio in questo periodo, ha ricominciato a vendere copiosamente.
Ebbene alla scoperta del mistero-Ferrante si sono cimentati in questi anni in tanti. Sono scesi in campo i critici letterari più noti, ma anche importanti cattedratici, e giornalisti di fama, sono stati utilizzati persino metodi scientifici di comparazione capillare fra i testi della Ferrante e di altri autori, quasi esclusivamente appartenenti, quanto ad origine, all’area napoletana. E tutti hanno convenuto su un risultato univoco: dietro lo pseudonimo della scrittrice italiana vivente più famosa al mondo si cela un altro scrittore affermato, Domenico Starnone. Anche lui, ovviamente, napoletano, seppur da decenni trapiantato a Roma.
Ed ora c’è un nuovo capitolo della telenovela: “Elena Ferrante, chi è costei” (Edizioni Graus), il lavoro di Lino Zaccaria concretizza l’ultimo tentativo, in ordine di tempo, per dare un volto alla scrittrice sconosciuta. Ma che cosa svela quindi, di nuovo, questo libro? Aggiunge alla congerie di sospetti altri particolari inediti che scaturiscono dal vissuto che accomuna l’autore a Starnone e alla misteriosa Elena Ferrante.
Lino Zaccaria, giornalista di lunga militanza, che conosce perfettamente tempi, persone e luoghi di ambientazione di “Via Gemito”, di “L’amore molesto” e della quadrilogia ferrantiana, è andato a scavare minuziosamente tra le pieghe dei romanzi di entrambi gli scrittori ed ha evidenziato circostanze, episodi, particolari, citazioni, parallelismi, esperienze, consonanze lessicali che lo hanno indotto ad una conclusione: sarebbe davvero straordinario e persino contrario alle leggi della statistica, supporre che Domenico Starnone non abbia messo mano, quanto meno, a “L’amore molesto” o alla saga di “L’amica geniale”. Ed offre al lettore molteplici argomentazioni e svariati nuovi indizi. Che poi Starnone possa essersi giovato di una “consulenza” femminile, sia anche della moglie Anita Raja (traduttrice per la casa editrice che pubblica i libri della Ferrante), già abbondantemente tirata in ballo, è più che verosimile. E nel libro vengono evidenziati anche tutti i passaggi che rafforzano l’ipotesi di questo tipo di intervento. Così come sono tratteggiate anche le svariate situazioni, presenti soprattutto in “L’amica geniale” che possono militare a favore di quanti ritengono Starnone estraneo alla saga della Ferrante. Il tutto è portato avanti con la perizia del giornalista d’inchiesta, in un’opera che si completa con un lungo reportage sui “luoghi geniali”, cioè al Rione Luzzatti, il teatro sul quale si dipana la vicenda di Lila e Lenuccia, con una documentata ricerca su tutti gli scrittori e su tutti gli artisti che sono ricorsi a pseudonimi e con un ultimo capitolo nel quale si affronta dal punto di vista tecnico-giuridico, la questione del diritto di cronaca e del corrispondente rispetto del diritto alla privacy.
Al centro restano però tutte le argomentazioni che spingono ad intravedere in Starnone il “ghostwriter” della Ferrante. Un altro tassello, insomma, sulla strada dell’identificazione del primatista mondiale di anonimato letterario. Costruito sulla base di ragionamenti logici e di testimonianze e che non vuole avere la pretesa di svelare incontestabilmente il segreto, ma che finisce con l’aggiungere, probabilmente, un’ultima formidabile prova-indizio al castello di supposizioni che si sono succedute dal giorno in cui l’allora carneade Ferrante rifiutò di andare a ritirare il premio “Elsa Morante”. Era il 1993.