È in arrivo una nuova tranche di incontri del tour di (Di)stanze, il progetto fotografico del ventisettenne Max Cavallari che ritrae il profilo delle famiglie 2.0. Dopo aver incontrato oltre 20 famiglie del Nord e del Centro Italia, prenderà il via domani – mercoledì 14 settembre – una nuova sessione di appuntamenti, tesi a documentare il rapporto tra i genitori e i figli espatriati all’estero. Conclusa la tappa romana, (Di)stanze approderà a Napoli.
Il capoluogo campano sarà la prima tappa del tour meridionale del progetto. Da qui ripartirà l’indagine sulle strategie di sopravvivenza del rapporto famigliare. Un rapporto che trova nei nuovi mezzi di comunicazione l’unico vettore dell’affetto e dell’identità famigliare. Sono sempre più i nuclei famigliari che hanno fatto dei social network e delle piattaforme di messaggeria istantanea uno strumento imprescindibile di comunicazione. Basti pensare che nel solo 2014 dei novantamila italiani che hanno spostato la propria residenza all’estero la metà aveva meno di 40 anni.
Quella delle famiglie 2.0 è una realtà diffusa: nelle prossime settimane (Di)stanze toccherà varie zone dell’Italia, da Nord a Sud passando dalle riviere. Paesi, città, metropoli: le famiglie 2.0 non hanno una provenienza specifica, non fanno parte di élite né si rifanno a particolari ceti sociali. Si tratta di una condizione in via d’espansione, che porta con sé interrogativi e riflessioni attuali: dalle motivazioni di chi espatria al superamento dei digital divide tra figli e genitori, passando per lo sviluppo di forme d’affetto ricostruito e gli aspetti positivi delle nuove tecnologie. Un intreccio, questo, che è valso al progetto l’esposizione dell’anteprima al festival Fotografia europea a Reggio Emilia.
(Di)Stanze è un progetto ideato dal fotografo Max Cavallari nel 2015. L’obiettivo è raccontare le storie di giovani – e non solo – costretti a lasciare l’Italia in cerca di lavoro e di una condizione migliore rispetto a quella il loro paese gli offre. Lo scopo è di creare un progetto sociale che racconti attraverso le immagini il fenomeno dell’espatrio dovuto non tanto alla volontà di fare un’esperienza, quanto dettato dalla necessità di costruirsi un futuro. Il progetto vuole esplorare il tema della separazione forzata del nucleo familiare e i tentativi di mantenersi in contatto attraverso gli strumenti che le nuove tecnologie offrono. Vuole esplorare il lato positivo delle nuove tecnologie che diventano strumenti di connessione e non di alienazione, grazie ai quali è possibile mantenere legami e relazioni.