di Marco Martone
L’ennesima goleada in campionato, questa volta contro il Chievo, che poteva essere anche più ampia se solo la terna arbitrale avesse concesso un gol regolarissimo a Giaccherini, ha chiuso una settimana intensa, ricca di emozioni, di calcio spettacolo e di polemiche, sulle quali, purtroppo, c’è sempre chi ama ricamare e speculare non si sa per quale tipo di tornaconto.
A Verona il Napoli ha dettato legge, imponendo il proprio gioco e dominando un avversario che non è mai stato in grado di creare patemi d’animo, fatta eccezione per un finale di partita nel quale gli azzurri hanno staccato la spina, concedendo ai veronesi il gol della bandiera e qualche sporadica apparizione dalle parti di Reina.
3-1 e tutti a casa, con un super Insigne, che finalmente si sta consacrando ai livelli cui tutti lo attendevano. Il gol di Lorenzo è un altro dei gioielli di famiglia da aggiungere alla collezione.
Una giocata superba, bella quasi quanto quella che ha incantato il Bernabeu e annichilito i Galacticos, prima della rimonta madrilena e di quella sconfitta, onorevole e tutto sommato rimediabile, ma che tanti veleni ha scatenato.
Le dichiarazioni del presidente de Laurentiis, a fine gara, hanno fatto rumore, tanto che per qualcuno la prestazione di Verona sia stata figlia della voglia di rispondere al patron da parte della squadra. Teoria un po’ singolare, visto che gli azzurri giocano in questo modo dall’inizio del torneo e non sembra necessitino di stimoli esterni per tirare fuori prestazioni di livello assoluto, come quella del Bentegodi.
Detto questo, è chiaro che l’uscita del presidente a Madrid sia stata quantomeno intempestiva, sbagliata nei modi e forse anche nei contenuti. Al termine di una gara difficile, che il Napoli non avrà giocato benissimo ma nella quale è riuscito a contenere il passivo in termini accettabili, esternare in quella maniera nei confronti del tecnico è sembrato una sorta di autogol. Una reazione di pancia, che meritava altri contesti e minor clamore mediatico.
Quello che poi è successo dopo, con le interpretazioni più ardite da parte di addetti ai lavori e di una parte della stampa specializzata è ancora peggio. Un tourbillon di ipotesi e di illazioni, di generiche accuse e di tristi presagi. Il tutto senza un briciolo di fondamento. C’è chi ha parlato di rivolta popolare, di divorzio in vista e di guerra fredda. E chi ha fatto il anche nome del prossimo allenatore. Forse anche così si spiega un silenzio stampa che non è mai una decisione condivisibile, ma che qualche volta diventa l’unica difesa contro la cattiva informazione.