di Marco Martone
L’abbraccio della squadra con il tecnico, dopo il gol vittoria firmato da Insigne, non è un dato trascurabile. E’ un segnale, preciso, che gli azzurri hanno voluto dare, un po’ a tutti. A chi parlava di spogliatoio spaccato, a chi ama vedere il marcio in ogni angolo di strada. Certo qualche frizione nel gruppo deve esserci stata ma la reazione del capitano e la corsa verso l’“odiato” allenatore è la dimostrazione che la squadra è unita e totalmente dalla parte di Carletto.
Da quell’abbraccio bisogna ripartire per una stagione che non ha ancora svelato tutte le sue carte. Il campionato non è cominciato in maniera brillantissima ma la strada è lunga e, tutto sommato, sono i tre punti persi con il Cagliari quelli che fanno la differenza, in classifica e nel giudizio generale da parte di critici e tifosi. L’accesso agli ottavi di Champions sono stati quasi blindati. Ci sarà da lottare ancora, perché il Salisburgo visto ieri non è una formazione agevole da superare, neanche al San Paolo. L’impressione, però, è che il Napoli saprà farsi trovare pronto all’appuntamento con la storia. Perché accedere alla fase successiva della competizione sarebbe un’impresa e negarlo sarebbe ingeneroso, oltre che profondamente sbagliato.
Il Napoli corsaro che torna dalla patria di Mozart porta con almeno due certezze. La prima è Mertens, che raggiunge e supera Maradona, punta Hamsik nella classifica dei gol segnati in maglia azzurra e si conferma anima e cuore di questa squadra. Ha ragione De Laurentiis a non cedere alle richieste eccessive dei suoi calciatori ma certo un punto di incontro per tenere a Napoli Ciro e Callejon dovrà essere trovato. Simboli di un Napoli poco vincente ma talenti difficilmente rintracciabili su altre latitudini.
A proposito di talenti! Il secondo punto di forza del Napoli gioca tra i pali e si chiama Meret. Un portiere dalle potenzialità infinite, che ha già dimostrato di meritare l’esordio in Nazionale. Cosa ancora non verificatasi ma che non tarderà ad avvenire, almeno si spera. E ora attendiamo sviluppi sulla vicenda Ibrahimovic. Il giocatore si propone, almeno con le parole (ma guadagna tanto…). Il suo arrivo, però, potrebbe pregiudicare la crescita di Milik, dal quale si pretende sempre troppo, senza considerare che essere messo in discussione una settimana si e un’altra pure, non è circostanza semplice da sopportare. Se arriva lo svedese quanto spazio avrebbe Arek, già troppo sacrificato dal turnover dell’allenatore, nonostante i gol e le buone prestazioni delle ultime settimane?
Senza trascurare la presenza di Llorente, che a quel punto sarebbe un lusso di troppo in panchina. Ecco perché la suggestione Ibra sarebbe bene restasse tale.