È possibile ripensare la cultura culinaria al di là delle retoriche del “food” e coglierne la potenza costruttiva di nuove forme di cittadinanza? Da quel che accade a Porta Capuana sembrerebbe sì.
Interrogarsi sull’immaginario, sulle tradizioni nonché sulle ossessioni legate al cibo: la Fondazione Premio Napoli fa dialogare ricercatori, artisti e imprenditori nell’ambito del progetto “Il (buon)gusto dell’innovazione”, percorso che coinvolge i quartieri di piazza Garibaldi e di Montesanto. Prima tappa nella zona Aragonese giovedì 27 ottobre 2016 alle 17.00 presso il Centro interculturale Officine Gomitoli (Piazza E. De Nicola, 47) con un incontro-dibattito cui prenderanno parte Gabriele Frasca, presidente della Fondazione Premio Napoli, Gennaro Carillo (Università Suor Orsola Benincasa / Università di Napoli Federico II), Pasquale Sorrentino (Hotel Palazzo Caracciolo), Alfredo Guardiano (Astrea. Sentimenti di Giustizia), Andrea Morniroli (cooperativa Dedalus, Centro interculturale Officine Gomitoli), Antonio Martiniello (Made in Cloister), Nicolangelo Gelormini (Made in Cloister) e Fabio Landolfi (Aste&Nodi- agenzia informale di sviluppo locale).
Nell’area di piazza Garibaldi è in atto un processo di rigenerazione urbana di notevole interesse: spontaneo, non pianificato, soprattutto non coordinato. Eppure, un grande laboratorio per la convivenza tra le differenze, le Officine gomitoli (all’interno del Lanificio), un albergo come Palazzo Caracciolo e uno spazio per l’arte contemporanea (Made in Cloister: che valorizza appieno il connubio tra archeologia industriale e architettura religiosa cinquecentesca) dialogano di fatto, indipendentemente dalle intenzioni dichiarate dei soggetti coinvolti.
La Fondazione Premio Napoli intende favorire il confronto tra questi attori di fatto già conviventi e il coordinamento dei loro progetti mettendo in evidenza come il medium della convivenza, nella città aragonese, sia costituito per molti versi dal cibo.
“Pur nella differenza tra i vari interventi – sottolinea Gennaro Carillo – un denominatore comune può essere individuato nel cibo come veicolo di legami sociali impensati tra le comunità che vivono a ridosso di Porta Capuana. Al tempo stesso, il discorso sul cibo implicherà una riflessione sui rapporti tra alimentazione corretta e reddito, con l’obesità e le patologie connesse diffusa dove i livelli reddituali sono più bassi”.
Garibaldi e Montesanto, percorso tra tradizioni e allucinazioni culinarie
Per interrogarsi sull’immaginario, sulle tradizioni nonché sulle ossessioni legate al cibo, la Fondazione Premio Napoli fa dialogare ricercatori, artisti e imprenditori nell’ambito del progetto “Il (buon)gusto dell’innovazione” finanziato nell’ambito del PAC III Bruc n. 38 del 15 luglio 2013, DD n. 656 dell’11/11/2015.
Al progetto collaborano Gennaro Carillo, docente di Storia del pensiero politico dell’Università Suor Orsola Benincasa, Carmelo Colangelo, docente di Etica e Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Salerno, Stefano De Matteis, docente di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Salerno, Maurizio Braucci, scrittore.
Il discorso sul rapporto tra cibo e innovazione, tradizioni locali e allucinazioni culinarie sempre più globali, verrà sviluppato non solo da esperti ma anche da testimoni del territorio. Al fine di rafforzare questo aspetto del progetto e, allo stesso tempo, per favorire il coinvolgimento dei cittadini, sono stati coinvolti due quartieri chiave della città, rappresentativi sia dal punto di vista della cultura gastronomica sia da quello artistico e imprenditoriale: Piazza Garibaldi (Area Aragonese) e Montesanto.
Foodwalk: Realtà “aumentata” a Montesanto
Gli incontri promossi nell’ambito del progetto “Il (buon)gusto dell’innovazione” lasceranno tracce permanenti nei quartieri interessati. In particolare, per l’area di Montesanto verrà sviluppato un percorso di realtà aumentata basato su sensori di geolocalizazione che, attraverso smartphone, permetteranno di accedere a una narrazione multimediale di Montesanto attraverso le storie e i volti di chi ha scritto e sta continuando a scrivere la storia di un quartiere simbolo di Napoli (anche) attraverso il cibo.