Accostare un pittore, come succede per ogni artista richiede di collocarsi davanti alla sua opera, valutarne il risultato, ascoltare l’emozione che essa trasmette e reciderne i fili che la legano all’individualità privata dell’autore perché quei legami possono essere fuorvianti. Nel caso di Christophe Mourey tale separazione diventa difficile. Le matrici pittoriche della sua opera, infatti, sono così immedesimate con la sua esperienza umana e con l’ambiente circostante, che la fruizione del suo lavoro è consentita solo a chi tenga presente la vita esistenziale e creativa dell’autore. Dopo il successo delle sue opere-rappresentazioni della città di Napoli negli ultimi anni, l’artista, con la mostra “Il Fascino dei Cavalli”, curata da Daniela Ricci, che sarà presentata il 3 ottobre all’Ippodromo di Agnano durante il 72° Gran Premio Lotteria Edilsivisa, ha in serbo altre sorprese per il pubblico appassionato di cavalli. Un viaggio fra i colori, le linee e il brio con cui questo artista rende ogni volta omaggio alla magnificenza di alcune realtà che lo stimolano. Ventuno disegni di diversi formati ben rappresentano questo fantastico animale e la sua energia. Già venticinque anni fa l’artista, nato a Parigi, napoletano d’adozione, disegna e dipinge il primo piano della testa di un cavallo arabo: un’opera ricca di dettagli e di energia. All’epoca Mourey, viveva ancora presso la sua cittadina natale, Ozoir-la-Ferrière, che da oltre cinquant’anni è un centro ippico e scuola europea di equitazione. Allo stesso periodo risale un altro ritratto di cavallo dai tratti più fantasiosi, ma altrettanto curati che ne evocano un’eleganza intrepida.
Tra il 1990 e il 1996, Mourey, studente dell’Accademia di Belle Arti di Rouen, in Normandia, si reca regolarmente in visita presso il “Musée des beaux-arts” per contemplare di persona gli affascinanti e incredibili cavalli del grande pittore Théodore Géricault, precisi nell’anatomia e quasi animati sulla tela. Nel 2006, Mourey, dà vita ad altri tre primissimi piani di cavallo, ispirati da dei quadri, in occasione di un action draw al Palazzo Cusani di Milano, di fronte all’Accademia di Brera. Infine, il suggestivo viaggio di quest’estate nel Molise a Montenero Val Cocchiara, durante la sua personale al Momu Molino Museo, un antico mulino ad acqua da poco restaurato, è stata occasione per Mourey di rimanere folgorato dalla bellezza del Pantano, una pianura di origine alluvionale probabile fondo di un antico lago chiuso dalle montagne di origine cretacico-miocenico in cui pascolano, allo stato brado all’incirca mille cavalli. Un percorso artistico, dunque, che più volte si è intrecciato con una sincera ammirazione per la nobiltà e la grinta dei cavalli. Per Mourey il disegno è uno strumento di misurazione della realtà, sebbene non si tratti di una misurazione scientifica, ma lirica ed estetica ricca di poesia.