di Marco Martone
Adesso attenzione a non lasciarsi prendere dalla smania di fare processi. Troppo facile! La disfatta di Firenze va analizzata e anche criticata, in maniera dura, certo, perché non è tollerabile un atteggiamento così arrendevole da parte di una squadra che aveva, nonostante tutto, ancora intatte le possibilità di vincere il campionato. Sarebbe sbagliato, però, commentare quanto accaduto al Franchi, senza partire da quanto verificatosi la sera prima al Meazza, dove è andato in scena l’anti-calcio, l’ennesima farsa in bianconero, un altro attentato alla passione e alle emozioni di chi, cocciutamente crede ancora in questo sport.
Il Napoli visto contro la Fiorentina è figlio, purtroppo, delle nefandezze di Orsato, che nel cosiddetto derby d’Italia ha indirizzato la partita a favore dei bianconeri, in maniera evidente, provocatoria, quasi scandalosa. Addirittura contro il regolamento, con un ricorso al Var in occasione di un’ammonizione, non previsto dal protocollo. Gli uomini di Sarri sono rimasti mentalmente in albergo, consegnandosi ai Viola fin dal primo minuto di gioco. Un atteggiamento remissivo che ha avuto come prima conseguenza l’espulsione di Koulibaly, poi una serie di errori a catena della difesa che ha consentito a Simeone di fare il bello e cattivo tempo e soprattutto i tre gol che hanno schiantato gli azzurri.
Chiaro che l’aspetto psicologico non può non aver avuto il suo peso sulla prestazione del Napoli. Detto ciò è doveroso fare anche un altro tipo di considerazione. Una squadra che lotta per lo scudetto, fatta da professionisti e che ha ancora la possibilità di vincere il titolo, aveva il dovere di giocarsela diversamente la gara del Franchi, anche in inferiorità numerica. Perdere così fa male, perché ha il sapore della resa e lascia dubbi anche sulla tenuta fisica di un gruppo che, evidentemente, ha sprecato troppe energie nell’impresa di Torino.
La Fiorentina ha giocato praticamente da sola, senza che il Napoli opponesse la minima resistenza. Peccato! Allan a parte, unico a meritare la sufficienza, gli altri tutti sotto tono, con Mertens e Callejon impalpabili.
Adesso sarà il caso di riordinare le fila, ritrovare un pizzico di entusiasmo e chiudere il torneo nel migliore dei modi, anche perché lo scudetto non è stato ancora assegnato e la squadra ha il dovere di crederci fino alla fine. Poi sarà il caso di togliersi il cappello davanti a un gruppo di ragazzi che ha provato a regalare un sogno, cadendo più volte e rialzandosi sempre fino a sfiorare l’impresa. I processi andranno fatti ma non a Sarri, quanto a un sistema che si schiera in maniera assoluta sempre dalla stessa parte e che allontana dal calcio i veri appassionati.