Il Napoli risponde, sul campo, ai cantori del nulla

di Marco Martone

Tutti quelli che un mese fa dicevano, con la sicumera dei presuntuosi, che il Napoli era squadra da sesto-settimo posto e che Gattuso era un allenatore “difensivista”, adesso parlano di Napoli da scudetto, squadra stallare e tecnico di primissimo livello. Parva materia il calcio, quasi quanto in questo momento appare quello della virologia, dove in merito a disagi ben più gravi che non una partita di pallone, ci si accapiglia su ipotesi, più o meno attendibili, senza che nessuno ci dica, veramente, come stanno le cose. E l’aspetto più triste, che fa anche un po’ incazzare per la verità, di tutta la faccenda, è che sia nel primo che nel secondo caso, in pochi (direi nessuno) hanno il coraggio di ammettere i propri sbagli, di chiedere scusa, così almeno per onestà intellettuale.

Lasciando stare la questione sanitaria, soffermiamoci allora a parlare di calcio. Ebbene Gattuso sta dimostrando quanto sia opportuno pensare fino a dieci, prima di esprimere giudizi e sputare sentenze su squadra e giocatori. Nel giro  di tre settimane il tecnico calabrese ha zittito, sul campo, i detrattori di Osimhen (un fenicottero che non segna), i critici di professione che chiedevano la cessione di Lozano (non serve), i super esperti che parlano, a vanvera, di Politano (non è Callejon), Hysaj (è scarso) e Koulibaly (deve essere ceduto). Per non parlare di Ghoulam e Malcuit (giocatori finiti). Tutti grandi esperti di pallone, che ora salgono sul carro, pronti a scendere alla prima partita storta. Chi invece un po’ ne capisce e soprattutto ha la pazienza di aspettare prima di emettere sentenze, sa che questo campionato è talmente anomalo e strano che il Napoli, squadra sulla carta inferiore (forse) solo alla Juventus (tavolini permettendo), può dire la sua fino al termine della stagione.

Contro l’Atalanta (lo squadrone spettacolo che fa strabuzzare gli occhi), gli azzurri hanno sciorinato una prestazione da cineteca, una lezione di calcio che Gattuso ha impartito al “simpatico” Gasperini, annichilito nel primo tempo sotto i colpi di un Lozano ritrovato e del nigeriano volante, imprendibile per i difensori orobici. Il resto l’hanno fatto Politano, Mertens, Fabian e tutto un gruppo di atleti che ha risposto nel migliore dei modi ad una settimana balorda e anche ingiusta, con una sconfitta a tavolino che grida ancora vendetta. Il Napoli ha vinto sul campo, quello che avrebbe voluto fare la Juve (a parole) e l’ha fatto con merito e con coraggio. Non sarà diventata una squadra di fenomeni e forse nemmeno da scudetto ma certo, almeno per ora, qualche risposta ai cantori del nulla, che imperversano su Tv locali e siti online, è stata data… a suon di pappine.