(di Marco Martone)
Un dignitoso silenzio. È quello che dopo la vittoria del Napoli contro la Roma, vorremmo percepire, nelle prossime ore almeno, da parte di chi parla tanto, anche troppo e spesso a sproposito, di giocatori, schemi e allenatori. Il 4-1 dell’Olimpico, scaturito dalla netta supremazia del Napoli e dall’altrettanto netta inconsistenza dei giallorossi, ha dimostrato molte cose e tra queste la scarsa competenza calcistica, o forse solo il pregiudizio, di alcuni commentatori sportivi e di tanti tifosi.
Andiamo con ordine. Il primo schiaffo ai soloni di turno, critici di professione, l’ha dato Milik, l’ennesimo per la verità. Un gol d’autore, segnato contro una squadra che, almeno sulla carta, non è proprio tra le ultime del torneo. Il polacco azzurro (per qualcuno sarebbe quello “sbagliato”, visto che il vero fenomeno sarebbe Piatek del Milan), ha sfoderato un’altra perla di una stagione di primissimo livello. Una giocata da fuoriclasse. Sedicesimo gol in campionato (senza rigori). Qualcosa da aggiungere? Nulla, se non l’assurdità delle critiche che ancora gli piovono addosso da più parti.
Il secondo sberleffo l’ha rifilato Simone Verdi, troppo frettolosamente bocciato e considerato una pippa o poco più. Non sarà un fenomeno ma, al netto degli infortuni che l’hanno condizionato per tutto l’anno, è un giocatore dalla grandi potenzialità e prima di giudicarlo in maniera così definitiva, bisognerebbe avere almeno la pazienza di attendere.
E alla fine c’è anche la questione Younes. Molti ricorderanno l’ironia di tanti cronisti, che sbeffeggiavano Giuntoli e De Laurentiis per aver preso il tedesco dal nonno convalescente, lasciandosi sfuggire quel “fenomeno” di Pastore, andato alla Roma e sparito dai radar dopo un paio di gol fortunosi e casuali ad inizio stagione. E invece ecco il secondo gol in due scampoli di partite.
Tre risposte alla voglia di disfattismo che gravita attorno all’ambiente Napoli. Contro la Roma è stato un trionfo perché Ancelotti, per fortuna, la pensa in maniera diversa. Perché è un grande tecnico che sa attendere i suoi giocatori, sa sfruttarne le caratteristiche, sa mettere da parte chi non è in condizione e lanciare nella mischia chi merita di giocare. Lo tenga bene in mente anche Insigne, che tra una polemica e l’altra, farebbe bene a considerare che da ora in avanti togliere il posto a quelli che stanno giocando (Mertens ad esempio) non sarà impresa facile.