di Mariateresa Di Pastena
C’era una volta (e ci sarà sempre) la ‘Luna rossa’ di una bellissima canzone napoletana, capolavoro scritto da Vincenzo De Crescenzo, che raccontava, con toccanti versi poetici, l’amore per una donna amata e perduta. Ora, in tempo di pandemia, è la ‘zona rossa’ a parlare… E ci parla di chi la abita, e soprattutto di coloro che purtroppo hanno fatto in modo, con i loro comportamenti poco rispettosi delle regole, che la Campania diventasse tale. E la scuola ne fa, suo malgrado, le spese. Si apre, si chiude, si apre, si chiude… Necessariamente, per carità, perché con il covid meglio non scherzare, anche perché in ballo c’è la salute di tantissimi bambini e ragazzi. Ma, naturalmente, questa situazione altalenante li destabilizza non poco, in un periodo già così destabilizzante di suo. Come insegnante, ho sempre, e da sempre, privilegiato e stimolato il dialogo, base fondamentale del rapporto docente-alunni. Quel dialogo che permette di entrare in empatia con loro, di conoscerli, di capirli, di supportarli e di dar loro la possibilità di esprimersi, di confrontarsi e di crescere. L’altro elemento, importantissimo, è la fantasia. Le discipline diventano così più amabili e gioiose, quasi delle ali leggere
che possano permettere agli studenti di volare. Durante la didattica a distanza, gli equilibri sono ancora più labili e delicati… Gli occhi dei ragazzi sono specchi in cui si riflette tutto ciò che accade intorno a loro. E la tristezza, la rassegnazione, la noia, la paura sono stati d’animo che appannano questi specchi, rendendoli opachi. Una preghiera: non riempiamo gli studenti di compiti! (a dire il vero, io non l’ho mai fatto, e quasi quasi li abolirei). Ricordiamoci che stanno affrontando un periodo difficile e delicato. Cerchiamo di coinvolgerli, invece, durante le lezioni, e di verificare subito la comprensione: è con noi che devono imparare, non da soli!!! Personalmente, ho deciso anche di inserire, tra le mie ore letterarie in Dad, un’ora a settimana di ‘fantasia’ e, per simboleggiarla, ho costruito una figura femminile di cartone, munita di un registro ‘dei sorrisi’. Sarà più bello farli rispondere all’appello con un bel sorriso, unito al classico ‘presente’, dopo aver fatto suonare una piccola campanella, proprio come accade in presenza. Sul vestito bianco, di carta, di questa ‘prof’ sorridente e con i capelli formati da catenelle fatte ad uncinetto, ho scritto delle parole simboleggianti i valori che ogni educatore dovrebbe avere in cima ai propri obiettivi: sensibilità, rispetto, gentilezza, amore (per la famiglia, per il prossimo, per l’ambiente), pace, accoglienza, speranza, scuola. (intesa come cultura e, naturalmente, socializzazione, che tanto manca attualmente ai ragazzi ). E poi parole da condannare e combattere: bullismo, arroganza, odio, guerra, discriminazioni di ogni tipo, tristezza (nella situazione che stiamo vivendo, purtroppo è sempre in agguato). Durante quest’ora di ‘fantasia’ , ai ragazzi propongo laboratori di scrittura, giochi didattici, quiz di grammatica, di storia e geografia e indovinelli improvvisati. Possono recitare, doppiare e declamare poesie a loro scelta su tematiche attuali e sociali, quali ad esempio l’ amicizia, l’adolescenza, il bullismo. Ricordiamoci che quest’ultimo è sempre esistito e che in passato era purtroppo, e ingiustamente, sottovalutato. Infatti, anche se una volta non esisteva la parola bullismo, i bulli purtroppo sì. … E i nomignoli non venivano risparmiati ai più timidi e sensibili. È per questo che la parola ‘rispetto’ è la prima che scrivo alla lavagna. Ed è anche per questo che il bullismo è una delle tematiche che affronto continuamente e che ho anche ampiamente trattato in uno dei miei libri dedicati agli adolescenti. Ogni giorno incito i ragazzi a non subire mai e a ‘denunciare’ subito, riferendo agli insegnanti e ai genitori ogni episodio che li ferisce. Perché, altrimenti, certe cose, resteranno per sempre in fondo al nostro cuore.