di Marco Martone
Alla fine è andata come spesso, in passato, è accaduto con la Juve. Gol a tempo scaduto, per giunta un autogol e conseguente sconfitta che brucia.
Eppure quello che più fa male della trasferta di Torino, non è la giocata di Koulibaly che al minuto 92 condanna gli azzurri, quanto la prestazione generale del Napoli, che gioca per oltre un’ora senza alcun tipo di raziocinio tattico, consegnandosi agli avversari e rischiando un’imbarcata senza precedenti.
Messo male in campo, senza la giunta mentalità, con poche idee e senza un equilibrio che fosse in grado di produrre uno straccio di azione.
Il Napoli più brutto della gestione Ancelotti, con una difesa imbarazzante e un centrocampo con poco filtro. In attacco, poi, Mertens e Insigne non pervenuti e Callejon controfigura del giocatore visto a Firenze.
Un disastro che ha portato, giustamente, la Juve sul triplice vantaggio. Poi è successo qualcosa, o meglio, Ancelotti ha cambiato assetto alla squadra inserendo Lozano e adottando un 4-4-2 più congeniale alle caratteristiche dei giocatori.
Sfruttando anche un calo evidente dei bianconeri, il Napoli è riuscito nell’impresa di recuperare il punteggio e di portarsi sul 3-3. A quel punto, quando c’era da mostrare carattere e personalità, il nuovo collasso, culminato nell’autogol di KK allo scadere. Un errore grave, che chiude una prestazione pessima del giocatore che assieme a Manolas dovrebbe formare la coppia di centrali più forte del campionato.
La sconfitta fa male, dunque, per il modo in cui è maturata e per la beffa finale che potrebbe avere ripercussioni anche sul morale del gruppo.
Per fortuna, però, siamo solo alla seconda giornata e il tempo per porre rimedio agli errori c’è tutto.