Domenica 25 dicembre ore 19.00 alla Domus Ars, centro stabile di produzione, il Canto di Virgilio presenta La Cantata dei Pastori, a cura di Carlo Faiello, con repliche fino al 28 dicembre (26 ore 19.00, 27 ore 20.30). L’evento più rappresentato a Napoli da più di quattro secoli, che deve fortuna e riscoperta filologica a Roberto De Simone, viene allestita in forma di concerto nella Chiesa di San Francesco delle Monache. Sul palco Franco Javarone e Antonella Morea, con Fiorenza Calogero, Massimo Masiello, e il Quintetto Domus Ars, con Arcangelo Caso, violoncello, Lello Ferraro, voce e tamburi, Martina Mollo, fisarmonica, Edo Puccini, chitarra, Arturo Sica, violino. Arrangiamenti e direzione musicale Carlo Faiello, musiche di Roberto De Simone, Carlo Faiello e tradizionali.
“Da cinque anni alla Domus Ars proponiamo per il Natale La Cantata, ogni anno, però, sempre diversa” – spiega Carlo Faiello – “Quest’anno ho scelto un allestimento più minimale e essenziale optando per la forma concerto, e visto che la facciamo in una chiesa, trovo che alleggerita da scene e costumi restituisca uno spettacolo più suggestivo”. Pochi segni, quindi, per caratterizzare un personaggio. Ma l’essenzialità non è l’unico tratto distintivo di questa Cantata, Faiello giocando con la tradizione trasforma Belfagor in un Mefistofele di goethiana memoria, interpretato da Franco Iavarone. Munito di libretto rosso, è pronto ad annotare i nomi di chi gli vende l’anima. Vestito in doppio petto si ispira dichiaratamente a John Milton, de L’Avvocato del Diavolo, con citazioni dalla Divina Commedia, proprio come nel film di Taylor Hackford. Torbido e malefico interrompe, provoca la voce narrante, interpretata da Antonella Morea, che ignora la presenza demoniaca e continua a raccontare la storia di Maria e Giuseppe in viaggio da Nazareth a Betlemme, ostacolati dal demonio e protetti dalla spada divina dell’Arcangelo Gabriele. Tra lazzi, parti recitate in italiano, la musica di De Simone, le canzoni tradizionali, l’Ave Maria di Fabrizio De Andrè, a essere narrata è sempre l’eterna lotta tra il bene e il male. Fanno capolino in quest’allestimento anche i personaggi di Razzullo, lo scrivano inviato in Palestina per il censimento, affetto da una fame atavica, e Sarchiapone, il barbiere in fuga per evitare la galera. Una connotazione contemporanea e un linguaggio originale per una delle rappresentazioni più antiche del teatro napoletano.