di Marco Martone
Il periodo più nero della recente storia del calcio Napoli, sicuramente della gestione De Laurentiis, si sta vivendo in questi giorni. Periodo di illazioni, menzogne, falsi giornalistici spacciati per notizie, fake da social che diventano titoli di giornale, contestazioni pilotate e comunicati di facciata. Quello che sta accadendo al Napoli è misterioso e allo stesso tempo evidente. C’è una squadra che in campionato delude sotto l’aspetto dei risultati, con tante attenuanti per la verità, dalle decisioni arbitrali, sempre tutte contro, alla sfortuna, che pure conterà qualcosa nello sport. E comunque un torneo ancora tutto da giocare, con l’obiettivo di finire nelle prime quattro ampiamente alla portata. C’è poi una Champions League onorata fino in fondo, con una qualificazione agli ottavi quasi blindata e c’è una Coppa Italia, obiettivo che deve diventare prioritario per giocatori e società, ancora da cominciare.
In una situazione del genere, risulta quasi incomprensibile che sia scoppiato un bubbone di tale portata, pompato ad arte. Il sospetto che dietro il presunto ammutinamento dei calciatori, con i soliti quattro capi-popolo a guidare la contestazione, ci sia qualcosa di più grande e forse anche di più grave, è forte. Credere che tutto possa dipendere da un ritiro (punitivo?), imposto dal presidente oppure da uno screzio negli spogliatoi, tra i senatori della squadra e qualche esponente della società, non risulta operazione agevole. Così come l’insoddisfazione, da parte della squadra, ad essere guidati da un ragazzo di 30 anni (il figlio di Ancelotti). Non si comprende, in tal senso, perché la questione non sia uscita prima allo scoperto, visto che il tecnico è al suo secondo anno in azzurro e il figliol prodigo, fino a prova contraria, era nello staff tecnico anche l’anno scorso.
L’impressione è che la crisi del Napoli, dettata certamente da uno stato di malessere generale, dovuto ai mal di pancia di qualcuno (rinnovi di contratto e sirene dall’estero, senza trascurare i procuratori troppo ingombranti) e alla mancanza dei risultati sperati, sia un fuocherello sul quale da più parti si sta soffiando nel tentativo di alimentare un incendio. E qui entra in gioco anche il ruolo di una determinata stampa, che fa il gioco di chi vuole affossare l’unica realtà veramente vincente a Napoli, il Napoli! E così qualcuno parla di “Malanapoli” e “agnelli mandati in pasto ai lupi”, e invece c’è una squadra e una società messe alla berlina da chi non attendeva altro. E così lo sfogo clamoroso di Antonio Conte a Milano, passa in secondo ordine, come la reazione di Ronaldo (l’ennesima) alla sostituzione voluta da Sarri. La crisi del Milan non esiste, il flop delle romane in Europa nemmeno. L’unico argomento di cui occuparsi è il capriccio di quattro ragazzi che vestono la maglia azzurra e la scelta, peraltro legittima, da parte di un presidente di decidere un ritiro. Il tutto ha portato alla contestazione fuori dai cancelli del San Paolo, messa in atto, si badi bene, non dai “tifosi del Napoli”, come è stato scritto ma da “determinati” tifosi del Napoli, con tanto di petardi, soliti striscioni, urla becere, minacce e offese volgari. I tifosi veri, erano rimasti a casa, delusi, amareggiati e mortificati da tutto quanto sta accadendo, chiusi nel silenzio di chi “sportivamente” soffre, si sente solo, senza riferimenti e senza l’illusione di poter inseguire un sogno…