La fondatrice del santuario di Pompei nel libro di Lino Zaccaria

Giovedì 19 alle 18,30 preso il Circolo Canottieri Napoli verrà presentato il libro di Lino Zaccaria “Contessa carità”, (Giannini Editore). Ne discuteranno con l’autore la giornalista Donatella Trotta e don Luigi Merola. Modererà il giornalista Marco Martone, letture di Antonio Leccisi. Indirizzi iniziali di saluto da parte di Giancarlo Bracale (presidente del Circolo Canottieri), Antonio Brando (governatore Rotary), Tommaso di Napoli (governatore Distretto 108AY Lions), Alfonso Pepe (Presidente Panathlon Napoli), Vittoria Panarese (presidente Fidapa Ottaviano), Renato Silvestre (presidente Accademia del Peperoncino Napoli).
Se Pompei è oggi uno dei luoghi del culto mariano più noti e frequentati al mondo lo si deve oltre che al beato Bartolo Longo anche alla di lui moglie, Marianna Farnararo De Fusco. Una donna straordinaria, rimasta sostanzialmente nell’ombra, rispetto, per esempio, alla rinomanza, certificata appunto con la beatitudine, conquistata dal marito. Bartolo era un avvocato pugliese (di Latiano, in provincia di Brindisi), trasferitosi a Napoli da giovane per completare gli studi di Legge e divenuto l’amministratore dei beni che la sua conterranea (nativa di Monopoli) Marianna Farnararo aveva ereditato dal defunto primo marito, il conte De Fusco, morto giovane e che l’aveva lasciata vedova a soli 28 anni con 5 figli.
 Zaccaria
L’apostolato di Marianna è rivisitato, in chiave molto intimistica, in quest’ultima fatica letteraria di Lino Zaccaria, che presenta ora “Contessa carità”, inserito nella collana “Sorsi”, edita da Giannini (Napoli). Ma non si tratta di una biografia sic et simpliciter. Perché l’autore è un discendente della Farnararo. Il suo bisnonno Francesco era infatti cugino di primo grado di Marianna, essendo entrambi figli di due sorelle di Monopoli, rispettivamente di Colomba e Rosa Martinelli, vissute a cavallo della metà del 1800 appartenenti ad una importante famiglia di imprenditori del luogo.
Zaccaria quindi fa ricorso alla tradizione orale familiare e infiocchetta il racconto cedendo la voce narrante al padre il quale a sua volta gli aveva raccontato di quando da giovanetto, intorno agli ’20 del 1900, con tutta la sua famiglia si recava a Pompei, soprattutto il pomeriggio delle domeniche, a far visita a zia Mariannina. E sciorina tanti gustosi particolari di quegli incontri, come la recita del rosario o la distribuzione che la Farnararo faceva a loro ragazzini di biscotti e cioccolatini.
Non solo, ma riporta pure il testo di una lettera autografa che Marianna inviò, in risposta ad una richiesta proveniente dal nonno, con la quale si impetravano alla parente “pompeiana” preghiere per la buona salute di un conoscente, che evidentemente doveva aver avuto un problema abbastanza grave. E’ il segnale evidente che già allora Marianna era giudicata persona altamente caritatevole e votata al bene del prossimo tanto da essere individuata come mediatrice per la richiesta di grazie alla Madonna. Del resto era cresciuta, trasferitasi da bambina a Napoli con la madre vedova, in un vero e proprio cenacolo religioso, creato dalla sua amica Caterina Volpicelli ed alimentato da altri giganti della Chiesa come Ludovico da Casoria e Giuseppe Moscati, divenuti poi tutti santi.
Ma Marianna, che pure affiancò direttamente Bartolo Longo (vendette espressamente per questo motivo le sue terre) per l’edificazione del Santuario e di tutte le opere annesse, come l’orfanotrofio e la casa per i figli dei detenuti, al contrario di tutti i suoi amici e dello stesso Bartolo Longo divenuto beato, non ha ricevuto alcun riconoscimento. Oggi riposa nella cripta del Santuario di Pompei, ma in questo 2024, nel quale ricorrono i cento anni dalla sua morte, le visite al monumento funebre e le celebrazioni, sulla spinta anche dell’arcivescovo di Pompei monsignor Tommaso Caputo, si sono moltiplicate. Marianna Farnararo ha chiaramente lasciato il segno di sé, come emerge chiaramente dalla lettera conservata dalla sua famiglia che suggella questo documentato lavoro di Lino Zaccaria.