Un riconoscimento inatteso e gratificante al progetto Ravello – Bielorussia è giunto agli organi della Fondazione Ravello addirittura da parte di Papa Francesco. Una storia, quella cui ci riferiamo, che è nata senza clamori ma che, alla fine, ha saputo lasciare il segno. Un progetto nato, gestito e concluso nel nome della cultura, travalicando il ruolo delle persone e il peso dei singoli fatti, recando un forte messaggio che dovrebbe indurre a riflettere. L’iniziativa (che ha visto a Ravello per una settimana 19 allievi provenienti dalle quattro maggiori accademie ed università per la Musica e la Danza di Minsk per una full immersion di studio e di perfezionamento) prende forma con la gestione Brunetta, si sviluppa con la gestione del commissario Naddeo e si conclude con la presidenza De Masi. In nome della cultura si sono incrociati questioni economiche, politiche e il delicato tema dei diritti della persona. Il costante e continuo lavoro svolto dal Santo Padre nella doppia direzione dell’Unione Europea e della Bielorussia attraverso la Nunziatura Apostolica in quel paese retta da Monsignor Claudio Gugerotti già Arcivescovo titolare di Ravello, ha trovato sul proprio percorso, per una serie di circostanze quasi fortuite, la Fondazione Ravello che, nel suo piccolo, ha assunto un ruolo significativo riconosciutole, oggi, dallo stesso Pontefice e non solo. La liberazione di alcuni detenuti da parte del Presidente bielorusso, la sua rielezione pochi giorni or sono, la sospensione delle sanzioni da parte dell’Unione Europea nei confronti della Bielorussia, sono i momenti salienti del processo di distensione e il frutto di percorsi diametralmente opposti all’uso delle armi, al terrorismo, alle violenze sugli esseri umani. (vedi l’intervista a Monsignor Gugerotti e al Segretario Generale della Fondazione realizzata a Ravello https://vimeo.com/137003158 ). Tali esiti sembrano assecondare il principio per cui il dialogo tra persone e culture rappresenti l’unica strategia di crescita e progresso. Per la Fondazione Ravello è motivo di grande soddisfazione il fatto di aver contribuito, per la sua parte, ad un processo più complessivo di distensione puntando esclusivamente su quella Cultura che, ancora una volta, ha dimostrato di essere più potente delle ideologie, degli embarghi e delle sanzioni.
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