L’arte della pizza napoletana al giudizio dell’Unesco

La candidatura è sostenuta da Coldiretti e dal Ministero delle Politiche Agricole

La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha presentato ufficialmente la candidatura de “L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” a patrimonio immateriale dell’Umanità. La candidatura, sostenuta da Coldiretti e dal Ministero delle Politiche Agricole, è l’unica che l’Italia ha deciso di presentare per il 2016. Il curatore della documentazione, Pierluigi Petrillo, ha sottolineato che la strada per un così importante riconoscimento è ancora impervia dato che fino ad ora l’UNESCO “mai ha iscritto una tradizione connessa ad una produzione alimentare”. Ha infatti ora inizio un lungo iter, tecnico e burocratico, che si concluderà il prossimo anno nella sede parigina dell’organizzazione. Esperti di oltre 200 Stati dovranno vagliare la proposta, per decidere se può essere accettata nell’elenco dei Beni Immateriali dell’Uomo, creato nel 2001. Tale elenco ha lo scopo di preservare antiche tradizioni, spesso tramandate solo oralmente. A differenza dei ben più noti Patrimoni UNESCO, i beni immateriali, come dice lo stesso nome, non sono tangibili ed è per questo che la loro tutela è molto più delicata.

A smuovere il nostro Paese è stata la decisione degli USA di avviare una campagna per la promozione della “pizza-american style”. La nostra candidatura ha pertanto lo scopo, da un lato, di preservare le origini e l’identità partenopee della pizza e, dall’altro, di promuovere un elemento distintivo della cultura italiana e della cucina mediterranea nel mondo. La Commissione designatrice, nel documento ufficiale, ha così motivato la scelta: “l’arte dei pizzaiuoli ha svolto una funzione di riscatto sociale, elemento identitario di un popolo, non solo quello napoletano, ma quello dell’Italia. È un marchio di italianità nel mondo”. Marchio che miete estimatori in ogni dove da Napoli, dove nella memoria del tempo si perdono le origini di questo piatto, a New York, dove il consumo annuo è il più alto del mondo ed è stimato in 13 chili pro capite.

Francesco Paolo Mazza